Le 7 regole d’oro per prevenire la cistite

Una serie di piccole e semplici regole da seguire per prevenire la cistite e i suoi fastidiosi sintomi

Esistono una serie di piccole e semplici regole da seguire per prevenire la cistite ed i suoi fastidiosi sintomi che colpiscono la maggior parte delle donne:

1) Un adeguato apporto idrico giornaliero (bere almeno un litro e mezzo di acqua) per favorire la diuresi

2) Regolare la funzione intestinale

3) Evitare il consumo di cibi e bevande che possono irritare l’intestino

4) Stile di Vita: utilizzare biancheria intima in fibre naturali, poiché i tessuti sintetici possono favorire l’irritazione dei genitali esterni

5) Fare tanta “plin-plin”: favorire una minzione regolare (trattenere l’urina per molte ore può essere una causa di predisposizione all’infiammazione della vescica)

6) Igiene personale: fin da bambine imparare a lavare i genitali in maniera corretta, dall’avanti all’indietro, e abituarle all’igiene personale ogni volta che si usa il bagno, abituarle a svuotare la vescica in maniera regolare

7) Prevenzione delle recidive: per le giovani donne e donne adulte non in gravidanza le re-infezioni ricorrenti possono essere ritrattate con un ciclo di terapia preventiva a lungo termine dopo una iniziale sterilizzazione delle urine. Naturalmente è da abolire il “fai da te”, ma è necessario il consulto con il medico di famiglia.

Dott.ssa Ilaria Dellacasa

Specialista in Ostetricia e Ginecologia

Prevenzione femminile: la strategia più valida

La prevenzione femminile è la strategia migliore per salvaguardare la salute nella donna. Ecco i consigli personalizzati per ogni fascia di età.

La salute nella donna è frutto di un complesso e delicato equilibrio: per salvaguardarla, la prevenzione femminile è la strategia più valida. La medicina, oggi, consente infatti di disporre di armi contro quasi ogni situazione, ma una diagnosi precoce le rende ancora più efficace.

Ogni età è caratterizzata da momenti importanti, quindi il calendario della prevenzione va modulato in risposta a precise esigenze.

L’adolescente
La prima visita ginecologica, con eventuale pap-test, dovrebbe essere fatta con l’inizio delle prime esperienze intime. Lo specialista fornirà indicazioni sui metodi contraccettivi disponibili, dal preservativo alla pillola, e ogni informazione atta a prevenire le infezioni sessualmente trasmesse. In questa fascia di età è previsto il vaccino anti-HPV (due dosi nel corso del 12° anno di vita) e si consiglia di fare il test per la microcitemia, una condizione clinica caratterizzata dalla presenza di globuli rossi di minore grandezza rispetto alla norma. Alcuni campanelli di allarme devono consigliare un controllo medico: –ciclo mestruale irregolare o sua assenza per più mesi, un eccesso di peluria su viso e corpo. Potrebbe essere spia di ovaio policistico –ciclo mestruale o rapporti sessuali dolorosi. Potrebbe esserci l’endometriosi. –inizio tardivo del ciclo mestruale (menarca tardivo), o sua assenza (amenorrea), endometriosi (impianto di cellule endometriali, normalmente presenti nella cavità uterina, al di fuori di questa). Possono essere sintomi di diverse problematiche, tra cui la celiachia.

La giovane adulta

Tra i 21 e i 35 anni la ragazza è diventata donna, e come tale cambia le proprie necessità in termini di prevenzione femminile. È importante impostare da subito regolari controlli periodici dal medico di medicina generale e dal ginecologo. A partire dai 25 anni, lo specialista consiglierà di partecipare ai programmi di screening per il tumore della cervice uterina, con un pap-test da ripetere ogni tre anni. Va ricordato che il nostro Paese è impegnato a organizzare un programma di screening che prevede di eseguire un test per l’identificazione dell’infezione da Papillomavirus dai 30 ai 64 anni. Un’occasione da cogliere, perché importante per la salute. Se non è stato fatto in precedenza, si può anche richiedere il vaccino anti-HPV entro i 25-29 anni (a seconda della regione di appartenenza).

Ogni tre mesi, inoltre, a una settimana dalla fine del ciclo mestruale, ogni donna dovrebbe fare l’autopalpazione del seno. In casi particolari, come quelli di familiarità importante per tumori della mammella e/o dell’ovaio, il medico indirizzerà a un programma di prevenzione personalizzato.

Un consiglio, in questo periodo della vita, è quello di stare attenti al peso corporeo, che non deve essere né eccessivo né troppo basso (BMI/Body Mass Index o rapporto tra il peso e il quadrato dell’altezza: compreso tra 18,50 e 24,99).

I campanelli d’allarme a cui è importante prestare attenzione e da riferire al medico sono:

mestruazioni irregolari o un eccesso di peluria su viso, spalle e corpo

rapporti sessuali dolorosi o forti dolori pelvici durante il ciclo

difficoltà nel concepimento, aborti ripetuti, ritardo di crescita intra-uterina del feto, prematurità

anomalie durante l’autopalpazione.

L’adulta

La donna, tra i 36 – 50 anni, dovrebbe fare visite periodiche dal medico di medicina generale e annuali dal ginecologo, comprensive di Pap test/Hpv test, valutazione senologica (oltre all’autopalpazione, consigliata ogni 3 mesi) e, se la situazione lo richiede, esami pre-concezionali.

Inoltre, deve controllare regolarmente il peso e la pressione arteriosa.

Dai 45 anni, può essere opportuno sottoporsi ogni anno o ogni due anni a mammografia.

I campanelli d’allarme a cui è importante prestare attenzione e da riferire al medico sono:

mestruazioni irregolari o un eccesso di peluria su viso, spalle e corpo

rapporti sessuali dolorosi o forti dolori pelvici durante il ciclo

anomalie durante l’autopalpazione.

La donna matura

A partire dai 51 anni, la donna dovrebbe recarsi per controlli regolari dal medico di medicina generale, che prescriverà, a seconda delle necessità individuali, visite specialistiche ed esami di approfondimento. Dai 50 fino a 69 anni potrà cogliere l’opportunità, offerta dalla ASL di residenza, di effettuare una mammografia bilaterale ogni 2 anni, all’interno di programmi di screening per il tumore al seno.

Bibliografia

>Calendario della prevenzione. Ministero della Salute http://www.salute.gov.it/portale/donna/calendarioPrevenzioneDonna.jsp?lingua=italiano&id=4504&area=Salute%20donna&menu=calendario

Dott. Giovanni Testa

Responsabile UO di Ostetricia e Ginecologia

Casa di Cura accreditata “Città di Aprilia”

Secchezza intima: un fastidio gestibile con una corretta idratazione

La secchezza intima è un fastidio comune a molti milioni di donne al mondo: una regolare e corretta idratazione intima, però, può alleviarla sensibilmente

La secchezza intima è un fastidio comune a milioni di donne al mondo: una corretta idratazione intima, però, può alleviarla sensibilmente.

Questo disagio può colpire a ogni età, anche se è più frequente in alcune condizioni:

-in menopausa (la causa più comune),

-dopo il parto,

-durante l’allattamento,

-a seguito di certe terapie farmacologiche (contraccettivi orali),

-in periodi di particolare stress,

-in seguito ad attività fisica troppo intensa,

-in caso di disturbi del comportamento alimentare.

Le conseguenze della secchezza intima sono molteplici: oltre a un disagio intimo, che può manifestarsi anche in attività semplici come camminare, si possono verificare rapporti sessuali dolorosi, prurito, odore sgradevole e, senza un intervento, anche vaginiti e cistiti. Questi sintomi, se non trattati, possono inoltre peggiorare nel tempo.

Perché si verifica e cosa comporta?
Le caratteristiche dell’epitelio vaginale cambiano durante il ciclo di vita di una donna a causa delle variazioni nella concentrazione degli ormoni, in particolare degli estrogeni. Durante il periodo fertile, l’epitelio è umidificato ed elastico, mentre durante la menopausa e in alcune condizioni specifiche, subentra l’atrofia cutanea. In pratica, si assottiglia la mucosa vaginale, diminuisce la secrezione di muco e il pH della vagina aumenta. Questo comporta un aumento di suscettibilità e permeabilità delle zone intime ai germi e ai loro prodotti metabolici tossici. Tutto questo si traduce in una maggiore probabilità che si verifichino piccole lacerazioni che possono infettarsi facilmente.

Il ruolo della reidratazione

L’igiene intima femminile deve tener conto di numerosi fattori: tra questi, un ruolo particolarmente importante lo svolge la necessità di una corretta idratazione per evitare il rischio di secchezza vaginale. Anche il solo lavaggio con acqua riduce, anche se temporaneamente, il livello di idratazione cutanea. Spesso inoltre vengono utilizzati detergenti troppo aggressivi, che alterano i delicati equilibri intimi. A questo si aggiunge un altro errore comune: la tendenza a gestire eventuali fastidi, come pruriti o bruciori, lavandosi numerose volte al giorno, un eccesso di igiene che toglie alla cute la sua protezione esterna.

Una soluzione terapeutica sicura ed efficace per la secchezza vaginale è rappresentata da prodotti applicati localmente che idratano la mucosa, aiutandola a ritrovare elasticità e morbidezza. Diventa quindi importante la scelta del detergente intimo, e di prodotti intra-vaginali specifici.

Come scegliere i prodotti più adatti?

Per scegliere i prodotti più adatti per reidratare le aree genitali è sufficiente seguire alcune semplici regole. Per quanto riguarda il detergente, si consiglia che sia delicato, a pH acido, lenitivo e ad azione idratante, ad esempio contente sostanze naturali emollienti e che possano garantire una prolungata idratazione, come l’acido ialuronico.

In caso di particolare secchezza, è difficile che il solo detergente (che viene poi risciacquato) sia sufficiente a reidratare la cute.

Il gel a base di acido ialuronico si è dimostrato particolarmente utile in questi casi, infatti presenta proprietà idratanti perché rilascia molecole di acqua ai tessuti, alleviando così la secchezza senza irritare la mucosa vaginale, svolgendo un ruolo importante anche nella riparazione dei tessuti.

Bibliografia
Albani et al. La detersione idratante: efficacia e tollerabilità di nuove formulazioni a base di acido ialuronico 0,2% per l’igiene intima della donna in età fertile e in menopausa. Minerva Ginecologica 2018;70.

https://www.minervamedica.it/it/riviste/minerva-ginecologica/articolo.php?cod=R09Y2018N02A0220

Chen J et al. Evaluation of the Efficacy and Safety of Hyaluronic Acid Vaginal Gel to Ease Vaginal Dryness: A Multicenter, Randomized, Controlled, Open-Label, Parallel-Group, Clinical Trial. J Sex Med 2013;10:1575–1584

Dott.ssa Meri Petracchi

Ostetrica Ginecologa, presso lo Studio privato a Quarrata (PT)e il Centro medico Pianeta salute a Pistoia.

Le 10 regole d’oro contro la secchezza vaginale

La secchezza vaginale è un fastidio che colpisce milioni di donne. Durante la menopausa, il calo degli estrogeni fa perdere tonicità ai tessuti della vulva e della vagina rendendoli ancora più esposti a questo problema.

La secchezza vaginale è un fastidio che colpisce milioni di donne, ma nessuna deve rassegnarsi alle inevitabili conseguenze: abitudini di vita e prodotti specifici possono significativamente ridurre il disagio.

In menopausa, il calo degli estrogeni fa perdere tonicità ai tessuti della vulva e della vagina rendendoli ancora più esposti.

La sintomatologia si presenta con prurito, bruciore, secchezza e dispareunia. La vulva diventa pallida e asciutta, diminuisce il sottocute e la cute si assotiglia con progressiva diminuzione delle piccole e grandi labbra. L’ostio vaginale e il canale vaginale perdono in elasticità e diminuiscono di calibro, costituendo spesso un ostacolo ai rapporti sessuali.

L’apparato genitale femminile (l’epitelio vaginale, la cervice uterina, l’endocervice, l’endometrio e il miometrio) e quello urinario (il tessuto uroepiteliale), hanno una comune origine embrionaria e sono entrambi sensibili agli stimoli trofici degli estrogeni, per cui quando i tessuti iniziano il processo di invecchiamento ne consegue una significativa riduzione dello spessore cutaneo e del derma, con riduzione del collagene e dell’elasticità che colpisce l’apparato genito-urinario. Tale cronica mancanza, in menopausa, determina una distrofia dei tessuti e la comparsa di sintomi e danni organici, come cistiti ricorrenti, soprattutto perché col tempo si accumulano i danni provocati da infezioni curate male o trascurate e la mucosa vescicale diventa così di anno in anno più suscettibile ai batteri.

Mentre un urotelio (l’epitelio di transizione che viene a contatto con l’urina e riveste l’apparato urinario) sano produce anticorpi e proteine battericide, un urotelio danneggiato è meno efficiente. Lo dicono i numeri: una donna su due va incontro ad almeno un episodio di cistite nella vita e quasi una su tre a più di tre episodi l’anno, nei casi peggiori fino a dodici. La cistite “preferisce” le donne con un’atrofia vulvo-vaginale.

La secchezza vaginale non deve necessariamente far parte dell’invecchiamento. La prevenzione deve essere il più possibile personalizzata, tuttavia, seguendo questi 10 semplici consigli si potrà riuscire a migliorare la propria qualità di vita, salvaguardando e/o recuperando il benessere intimo.

1. Avere l’abitudine a una corretta igiene intima, mediante una detersione adeguata alle caratteristiche delle diverse pazienti. Questo non significa eccedere: la troppa pulizia può alterare l’equilibrio della flora batterica vaginale e aumentare la disidratazione. Inoltre, anche il solo lavaggio con acqua riduce, anche se temporaneamente, il livello di idratazione cutanea. È bene lavarsi quotidianamente, una o due volte al giorno, a seconda delle necessità, utilizzando prodotti per l’igiene delicati, a pH acido, lenitivi, protettivi e reidratanti, come quelli a base di acido ialuronico. Evitare invece detergenti aggressivi, saponi profumati, deodoranti intimi, perché alterano i delicati equilibri dell’area genitale. Anche il movimento con cui si effettua il lavaggio è importante: per evitare contaminazioni anali è consigliabile lavarsi dall’avanti all’indietro. In questo modo si potranno evitare sovrapposizioni batteriche che, su tessuti già meiopragici, cioé con ridotta funzionalità, possono essere molto fastidiose e difficili da curare.

2. Scegliere biancheria adatta, che non stringa, per evitare gli attriti meccanici che potrebbero dare origine a irritazioni. Preferire tessuti naturali, come il cotone, che permettono la traspirazione (l’ambiente caldo umido, al contrario, facilita le infezioni).

3. Lavare gli indumenti con prodotti antiallergici e non profumati, evitando l’uso di ammorbidenti.

4. Ridurre l’utilizzo di salvaslip e tamponi interni. Quando se ne rende necessario l’utilizzo, per diminuire il rischio di possibili irritazioni, è consigliabile cambiarli di frequente e preferire quelli in fibre naturali.

5. Rivolgersi al ginecologo in presenza di fastidi come prurito, infiammazione, bruciore o altro. È consigliabile prendere un appuntamento con il medico quando la secchezza vaginale influenza lo stile di vita, in particolare la vita sessuale e il rapporto con il partner.

6. Alcuni farmaci, come anticoncezionali, antistaminici e antidepressivi, possono causare secchezza vaginale. Il medico saprà dare consigli a questo proposito.

7. Non fumare.

8. Assicurarsi una corretta idratazione bevendo almeno 1,5 litri di acqua al giorno. Evitare le bibite zuccherate e i dolci, che possono facilitare alcune infezioni intime.

9. Evitare le diete troppo drastiche, anche i grassi sono importanti per il normale equilibrio ormonale. La dieta deve essere equilibrata, ricca di fibre. Non dimenticare di mettere a tavola alimenti ricchi di vitamina C (come agrumi, fragole, kiwi) ed E (come cereali, noci e verdure a foglia verde), che hanno preziose proprietà antiossidanti. Sconsigliati cibi speziati, piccanti, salumi, caffè, cioccolata, bibite gassate, fritti e alcol, alimenti che irritano l’apparato urinario e lo rendono più attaccabile dai microrganismi.

10. Effettuare una prevenzione con una terapia locale e regolare a base di acido ialuronico che consente un mantenimento del corretto livello di idratazione vaginale.

Dott. Davide De Vita

Responsabile Centro Dolore Pelvico Cronico

PO Santa Maria della Speranza Battipaglia

Secchezza vaginale: un indicatore di salute generale

Studi recenti sottolineano che la secchezza vaginale e i disturbi dell’apparato urogenitale post-menopausa possono essere degli indicatori di salute generale.

Nell’ambito della patologia neoplastica femminile, la mammella e l’utero sono le localizzazioni più Un sintomo caratteristico del post-menopausa è la secchezza vaginale. Questo disturbo può comparire a causa della carenza ormonale che determina la menopausa, rendendo le pareti della vagina più sottili, fragili e meno lubrificate (atrofia vaginale).
Di fatto, la secchezza vaginale può essere uno dei primi segnali di un insieme di cambiamenti che coinvolgono l’apparato urogenitale e, in generale, tutto il corpo della donna. Per questo motivo, studi recenti sottolineano l’importanza di considerare l’ipotesi che i disturbi dell’apparato urogenitale post-menopausa possano essere un potenziale indicatore precoce di una cattiva salute generale, in analogia con le relazioni già evidenziate per i sintomi vasomotori (le cosiddette “vampate”).

La secchezza vaginale può essere un indicatore di salute generale?
Data la chiara associazione tra i sintomi vasomotori – tipici della menopausa – e le conseguenze negative a lungo termine sulla salute femminile, non si può escludere che anche la secchezza vaginale e altri disturbi dell’apparato urogenitale post-menopausa possano rappresentare una spia di una cattiva salute generale. Questa ipotesi viene oggi valutata, mettendo in relazione tale condizione cronica con altri aspetti del benessere delle donne. A tale riguardo, è interessante considerare i dati di uno studio statunitense effettuato su 9.080 donne di età compresa tra 40 e 79 anni, ponendo a confronto persone con e senza sintomi di atrofia vaginale. Ebbene, nel gruppo di donne con atrofia vaginale è stata riscontrata una percentuale significativamente più elevata di diagnosi di angina, osteoporosi, emicrania, insonnia o ansia. A ciò si è aggiunta un’incidenza significativamente più elevata di disturbi dell’apparato urogenitale. In particolare, rispetto alle donne senza problemi di secchezza vaginale, nelle donne con atrofia vaginale erano più frequenti i seguenti disturbi: “infezioni del tratto urinario”, “altri sintomi genitourinari non specificati”, “altre malattie infiammatorie degli organi pelvici femminili”, “disturbi della menopausa”, “dolore genitale femminile e altri sintomi” e “altri disturbi genitali femminili non specificati”. Si può quindi immaginare che la secchezza vaginale rappresenti un segnale di malessere che coinvolge tutto l’organismo. In effetti, la carenza di estrogeni provoca una riduzione dell’idratazione di tutto il corpo (quindi una “secchezza” generalizzata) ed è già noto che sia connessa con l’insorgenza di diverse condizioni patologiche (osteoporosi, ipertensione arteriosa, sovrappeso ecc.) e numerosi disturbi (mal di testa, insonnia, sbalzi di umore ecc.), che possono incidere in modo importante sulla salute generale e sulla qualità di vita della donna.

Spesso manca il dialogo

Il problema della secchezza vaginale e dei sintomi dell’area ginecologica post-menopausa vengono spesso sottovalutati; le donne hanno difficoltà a parlare di questi disturbi con il medico, perché la salute sessuale è un argomento che genera imbarazzo. Inoltre, si ritiene che la condizione sia transitoria e dovuta ai fenomeni naturali dell’invecchiamento.
In un sondaggio, denominato Vaginal Health: Insights, Views & Attitudes (VIVA), il 55% delle donne con disagio vaginale ha riferito che i sintomi erano presenti da oltre 3 anni, ma solo il 4% ha attribuito tali disturbi all’atrofia vaginale.
L’istruzione delle donne, l’adeguata formazione degli operatori sanitari e la disponibilità di di strumenti di comunicazione che facilitino il dialogo sono le potenziali soluzioni per superare le barriere che attualmente impediscono un’adeguata comunicazione paziente-medico sulla salute sessuale della donna.
Dal canto loro, gli operatori sanitari, ponendo domande molto semplici alle loro pazienti, possono facilitare in modo proattivo una conversazione aperta sulla salute sessuale e urogenitale. A ciò si aggiunge ovviamente la valutazione visiva dello stato vaginale, vulvare e pelvico, per diagnosticare correttamente l’atrofia vaginale e altri disturbi dell’apparato urogenitale e per valutare meglio la risposta a un eventuale trattamento.

In conclusione
Ogni donna che presenti una sensazione di secchezza vaginale dovrebbe rivolgersi con fiducia al proprio medico e al ginecologo, per parlare apertamente del proprio problema, senza remore né imbarazzi di sorta. La secchezza vaginale non è infatti solo una questione intima, ma un importante aspetto di salute generale, che deve essere attentamente valutato e adeguatamente curato.

Bibliografia
Nappi RE, Martini E, Cucinella L, et al. Addressing Vulvovaginal Atrophy (VVA)/Genitourinary Syndrome of Menopause (GSM) for Healthy Aging in Women. Front Endocrinol (Lausanne) 2019;10:561.

Dott.ssa Iride Bosi

Medico Chirurgo

Specialista in Ostetricia e ginecologia

Perché la menopausa merita attenzione?

Tutte le strategie preventive e terapeutiche possibili per garantire un elevato standard qualitativo di salute post menopausa.

Il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione generale ha indotto l’aumento della aspettativa di vita media nell’ultimo secolo. Nel sesso femminile questo significa un aumento degli anni di vita in postmenopausa, oltre un terzo (circa 35 anni). Una “seconda vita” che pone la necessità di introdurre tutte le strategie preventive e terapeutiche possibili per garantire un elevato standard qualitativo di salute per un così lungo periodo.

Sebbene la menopausa sia una condizione naturale, presenta importanti manifestazioni fisiologiche derivanti da cambiamenti ormonali con conseguenze a breve e lungo termine.

I disturbi a breve termine possono includere sintomi come vampate di calore e sudorazioni notturne (sintomi vasomotori, VMS). Le condizioni croniche a lungo termine possono essere le malattie cardiovascolari (CVD), l’osteoporosi ed il deterioramento cognitivo. Sebbene inizialmente non fosse chiaro il legame tra i sintomi a breve termine e le condizioni croniche a lungo termine, sono sempre più numerose le prove che dimostrano come la VMS può rappresentare un biomarcatore per malattie croniche.  

Di qui la necessità di trattare la sindrome vasomotoria non solo come sintomo ma soprattutto come terapia preventiva per la salute.

Particolare attenzione deve essere rivolta alle donne con menopausa precoce (prima di 40 anni), le cui conseguenze a lungo termine includono effetti negativi sul sistema cognitivo, sul tono dell’umore, sulla CVD, sulle ossa e salute sessuale.

La menopausa rappresenta di per sé un fattore di rischio cardiovascolare. Questo è, in parte dovuto alla comparsa di fattori di rischio specifici che si manifestano durante la transizione menopausale. L’esaurimento della funzione ovarica determina la diminuzione, e la definitiva interruzione della produzione degli ormoni sessuali, causando il venir meno dell’effetto protettivo degli estrogeni endogeni.

In generale, la menopausa si accompagna a numerose manifestazioni cliniche: palpitazioni, disturbi del sonno, alterazioni dell’umore, incremento del peso corporeo fino all’obesità, alterazioni del trofismo cutaneo e vulvo-vaginale, alterazioni della sensibilità visiva, olfattiva e gustativa, dolori articolari ecc.

La prova più convincente del legame fra la menopausa e il rischio cardiovascolare è rappresentata dai cambiamenti del profilo lipidico in senso proaterogenico, si verifica infatti un aumento dei livelli circolanti di colesterolo totale, del colesterolo-LDL e dei trigliceridi a fronte di una stabilizzazione/diminuzione del colesterolo-HDL1.

La transizione menopausale può essere associata con altri fattori di rischio cardiovascolare come la sindrome metabolica; un insieme di fattori di rischio che includono alterazioni del metabolismo del glucosio e dell’insulina, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia e l’obesita addominale tutti correlati ad un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2. La carenza estrogenica determina anche una ridotta sensibilita all’insulina, con un rischio maggiore di sviluppare diabete mellito.

Pertanto in alcuni casi possono manifestarsi patologie, come, diabetepatologie tiroidee, ipertensione arteriosa, vasculopatie periferiche, patologie autoimmuni e infiammatorie sistemiche. Queste patologie ed i fattori di rischio ad esse connessi, si manifestano come conseguenza della predisposizione familiare. Perciò è molto importante che il medico valuti l’anamnesi familiare della donna nei vari ambiti medici: cardiovascolare (Storia di tromboembolismo, eventi ischemici, aterosclerosi) oncologico (tumori di mammella, ovaio e colon), neurodegenerativo (Alzheimer, Parkinson,) osseo (osteoporosi, fratture da fragilità ossea), includendo, accertamenti mirati a prevenire i tumori della mammella, ovaio e colon, l’osteoporosi, le malattie reumatiche e autoimmuni (psoriasi, artrite reumatoide, tiroidite autoimune, LES ed altre reumopatie) e metaboliche (diabete, obesità).

La caratterizzazione dello stato di salute della donna in menopausa comprende:

esami ematici (dosaggi ormonali ginecologici e tiroidei, marcatori biochimici dell’omeostasi del glucosio, profilo lipidico, e marcatori del metabolismo fosfo-calcico).

La ricerca del sangue occulto nelle feci e la mammografia (screening dopo i 50 anni) per la prevenzione della neoplasia del colon-retto e del carcinoma mammario.

Il controllo della pressione arteriosa e del peso: sono particolarmente importanti poiché rappresentano due fattori di rischio cardiometabolico ad elevata incidenza nel sesso femminile nella postmenopausa. L’ipertensione arteriosa predispone al danno vascolare ed in generale alle malattie cardiovascolari. 

I cambiamenti ormonali in perimenopausa contribuiscono in maniera sostanziale aumento dell’obesità addominale con ulteriore morbilità fisica e psicologica. Di particolare importanza è la valutazione del progressivo aumento di peso con ridistribuzione del grasso corporeo di tipo androide e l’aumento del grasso viscerale.

L’eccesso di peso non solo è associato ad un elevato rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche, ma ha un impatto negativo sulla salute con un deterioramento della qualità della vita in generale, della vita sessuale e dell’autostima.

Il sovrappeso e l’obesità sono inoltre fattori di rischio per tromboembolismo oltre che causa di malattia e di mortalità cardiovascolare.  

Inoltre il controllo del peso e della glicemia contribuisce alla prevenzione delle neoplasie dell’endometrio, cervice, vescica, colon, ovaio e, in post-menopausa, della mammella.

L’esame di riferimento per la diagnosi di osteoporosi è la densitometria ossea (collo femore e vertebre lombari), detta MOC. Sebbene sia noto che la menopausa è un fattore di rischio per osteoporosi, questo esame non è previsto come screening prima dei 60 anni se non nelle donne con fattori di rischio specifici (storia familiare di fratture osteoporotiche prima di 75aa, menopausa precoce, BMI< 19).

Non ultima per importanza è la valutazione ginecologica pelvica che deve comprendere: visita ginecologica, pap test ed ecografia trans vaginale.

Bibliografia

  1. Biglia N. et al. Climacteric, 2017 Aug;20(4):306-312. 
  2. Gerber et al. Menopause, Vol. 14, No. 2, 2007
  3. Sciomer S. Et al. Int J Cardiol. 2016 Jul 15;215:358-9
  4. Matthews et al. JACC Vol. 54, No. 25, 2009 Menopause and Risk Factors
  5. Thurston et al. Vasomotor Symptoms and Insulin Resistance J Clin Endocrinol Metab, October 2012, 97(10):3487–3494
  6. Cadeddu C. et al. J Cardiovasc Med Hagerstown. 2016 Apr;17(4):229-36
  7. Davis SR, C. Castelo-Branco C, Chedraui P et al as the Writing Group of the International Menopause Society for World Menopause Day 2012 Understanding weight gain at menopause Climateric 2012;15:419–29. 
  8. Manson JR, et al. N Engl J Med. 1995;333:677-685, G.N. Allahbadia, R. Merchant 2011.  
  9. Guiducci L e al. Int J Endocrinol. 2019 Feb 6;2019:9802827

Dott.ssa Silvia Maffei

UOC endocrinologia cardiovascolare e metabolismo

Responsabile Endocrinologia Cardiovascolare Ginecologica

Centro per lo studio dell’osteoporosi – Fondazione CNR-regione Toscana G. Monasterio Pisa

Vivere positivamente la menopausa

Dieta, esercizio fisico e corretta informazione sono gli elementi cardine per vivere positivamente la menopausa.

Se soltanto pochi decenni fa l’interesse per la sessualità femminile era per lo più circoscritto al solo p

La menopausa è una fase di cambiamento della vita della donna che può avere un grande impatto sulla salute e sulla qualità di vita. Per valutare questi aspetti, è stato condotto un apposito studio (Marlatt et al. 2018) su 1.611 donne di varie etnie, con età ≥40 anni, in fase peri-menopausale o post-menopausale. 

La menopausa ha un impatto obiettivamente significativo su una vasta gamma di alterazioni metaboliche, nonché sintomi fisici ed emotivi. Le compromissioni metaboliche comuni includono l’aumento di peso nonché di adiposità addominale viscerale e sottocutanea, questo aspetto – indipendentemente dall’essere un accertato fattore di rischio cardiovascolare – può influenzare negativamente l’auto-stima della persona. Inoltre, con la menopausa può insorgere una ridotta tolleranza al glucosio, con concomitante iperinsulinemia, un aumento dei valori pressori arteriosi. Ma gli effetti soggettivamente più evidenti e disturbanti per la donna sono i sintomi fisici e emotivi, che compaiono quasi improvvisamente, “sconvolgendo” la vita della donna. Questi includono disturbi vasomotori (VMS o “vampate di calore”), disturbi del sonno, affaticamento e disfunzioni sessuali. 

L’importanza del saper affrontare positivamente tutte queste “novità” assume una particolare rilevanza considerando che l’attuale aumento dell’aspettativa di vita fa sì che le donne che raggiungono la menopausa hanno ancora… tutta una vita di fronte! Si stima infatti che si possano avere ancora almeno 30 anni da vivere, possibilmente in buona salute, con particolare riferimento agli aspetti cardio-metabolici.

Obiettivi e risultati dello studio
Lo studio citato ha avuto quindi un duplice obiettivo: 1) valutare i comportamenti di salute e stile di vita delle donne in peri- o post-menopausa e 2) capire quali strumenti o programmi possano essere adottati per affrontare i disturbi e migliorare la qualità della vita. Le donne hanno risposto a un questionario su 21 argomenti, che includevano sintomi, dieta, stile di vita, esercizio fisico e rimedi adottati per alleviare i disturbi. La maggior parte delle donne (65%) ha riferito di essere giunta “impreparata” a questa importante fase di transizione della vita. Quindi, oltre l’80% delle donne sarebbe interessata a un programma di stile di vita orientato ad alleviare i sintomi della menopausa; in particolare, il 72% di queste donne desidera strategie mirate alla perdita o al mantenimento del peso-forma. Insonnia e vampate di calore sono stati i sintomi ritenuti più gravi. Infine, sebbene la terapia ormonale sostitutiva sia un trattamento con efficacia consolidata per alleviare i sintomi, oltre il 60% delle donne ha negato di far ricorso a tale opzione di trattamento.

Messaggio di fondo e i consigli pratici
Tipologia e intensità dei disturbi, preferenze e aspettative individuali: sono questi gli elementi che

Considerando il messaggio di fondo di questa indagine – ovvero il fatto che la maggior parte delle donne non si senta preparata per la menopausa –, è logico che debba essere prodotto un maggiore impegno da parte degli operatori sanitari – e non solo – per indicare a tutte le donne le informazioni e i consigli più opportuni per gestire il passaggio alla menopausa e conservare una buona qualità di vita. 

Gli elementi che sembrano destare maggior interesse per le donne sono le attenzioni per il calo ponderale e il mantenimento del peso-forma, a ciò si aggiunge un adeguato programma di attività fisica e proposte educative riguardanti la menopausa. Entrando maggiormente negli aspetti pratici, le donne intervistate nello studio vogliono soprattutto sapere:

  • quali cibi prediligere e quali evitare: per es. sì frutta e verdura, no grassi animali e zucchero
  • quale attività fisica è consigliata: per es. sono molto indicati e graditi yoga e pilates
  • quali supporti sociali ricercare: per es. dialogo con altre donne che sono in menopausa;
  • quali informazioni ricevere: per es. attenzione alla salute cardio-metabolica, con consigli mirati e controlli regolari.

Relativamente agli aspetti educazionali, le donne chiedono maggiori informazioni su: gestione dei sintomi; terapie disponibili; gestione della salute psicologica; tecniche per mitigare i disturbi del sonno; e come affrontare i cambiamenti nella salute sessuale.

Conclusioni
Un programma globale di stile di vita è pertanto un potenziale potente strumento di gestione per migliorare la salute metabolica e la qualità generale della vita delle donne durante la transizione della menopausa e – soprattutto – per i molti anni ancora da vivere. Il costante coinvolgimento delle donne in menopausa nello sviluppo di interventi futuri è importante per garantire che gli interventi siano sempre più centrati sui bisogni della persona.

Bibliografia
Marlatt KL, Beyl RA, Redman LM. A qualitative assessment of health behaviors and experiences during menopause: a cross-sectional, observational study. Maturitas 2018; 116:36-42.

Dottor Achille MorcavalloPrimario Ostetricia e Ginecologia Igreco Ospedali Riuniti

La detersione durante il ciclo

Durante le mestruazioni è importante una corretta igiene per limitare i rischi di infezioni. Alcuni consigli per assicurarsi pulizia e freschezza

Se soltanto pochi decenni fa l’interesse per la sessualità femminile era per lo più circoscritto al solo periodo fertile, oggi, con l’aumento della longevità e la maggiore sensibilità nei confronti della qualità di vita, esso si estende anche alle fasce d’età più avanzate per entrambi i sessi. È stato anche introdotto da due esperti italiani il termine “couplepause” che ha l’ambizione di identificare un nuovo paradigma diagnostico e terapeutico per affrontare i bisogni di salute sessuale della coppia che invecchia nel suo

Una scarsa o non corretta igiene intima durante le mestruazioni può comportare rischi per la salute fisica ed è direttamente collegata a infezioni del tratto urinario e riproduttivo.

Dalla pubertà alla menopausa il ciclo dà il ritmo alla fertilità femminile. È un momento naturale che va vissuto serenamente: comprenderlo più in profondità consente di mettere in pratica alcune precauzioni, che permettono di affrontarlo meglio.

L’igiene intima è particolarmente importante perché durante le mestruazioni l’area genitale presenta una maggiore vulnerabilità alle infezioni. Questo fisiologico abbassamento delle difese avviene per una serie di motivi. È noto che una significativa protezione intima viene normalmente fornita dal pH acido delle mucose. Questo si riduce durante le mestruazioni, perché il pH diventa più alcalino del normale. La risalita dei germi, poi, può essere facilitata ulteriormente da una maggiore apertura dell’utero e dallo sfaldamento dell’endometrio. Anche il maggior accumulo di umidità e lo sfregamento causati dall’assorbente possono creare condizioni che favoriscono la proliferazione dei patogeni.

L’igiene intima, dunque, deve essere curata in maniera specifica, e a questo proposito possono risultare utili alcune raccomandazioni.

Il detergente utilizzato deve rispettare il delicato equilibrio della donna, evitando sostanze potenzialmente irritanti come i tensioattivi.

Particolarmente importante è la scelta del prodotto per l’igiene intima, che deve rispondere alle principali esigenze:

  • detergere: rimuovendo i detriti tissutali ed eventuali altri contaminanti esterni
  • impedire la proliferazione di microrganismi patogeni
  • proteggere: ripristinando l’idratazione
  • essere risciacquabile, per non lasciare tracce di tensioattivi o sostanze irritanti.

È bene lavarsi esternamente con saponi delicati e non profumati, che non alterino il pH, meglio se idratanti, preferendo acqua tiepida. A differenza di quanto alcuni credono, non esistono controindicazioni alle docce, al bagno, al bidet anche durante il ciclo. È consigliabile lavarsi in media un paio di volte al giorno non solo per sentirsi fresca, ma anche per evitare il rischio di infezioni. Si possono alternare, per esempio, lavaggi più approfonditi di giorno e bidet di notte, in generale la frequenza va calibrata in base al flusso. Infine, un accorgimento: per pulirsi, sia quando ci si lava sia quando si utilizza la carta igienica, eseguire un movimento dal davanti verso il dietro per evitare di trasferire alla vagina batteri potenzialmente nocivi.

Gli assorbenti vanno cambiati di frequente, 4-5 volte al giorno o di più, a seconda dell’intensità del flusso. Gli indumenti intimi più adatti sono non aderenti e di tessuto naturale, perché quelli sintetici possono causare un aumento di calore e umidità favorendo la proliferazione dei batteri

L’igiene intima corretta renderà meno fastidioso il momento delicato delle mestruazioni.


Dottoressa Monica LonghiMedico specialista presso Studiomedico

Benessere intimo e attività sessuale nella donna anziana

Se soltanto pochi decenni fa l’interesse per la sessualità femminile era per lo più circoscritto al solo periodo fertile, oggi, con l’aumento della longevità e la maggiore sensibilità nei confronti della qualità di vita, esso si estende anche alle fasce d’età più avanzate per entrambi i sessi. È stato anche introdotto da due esperti italiani il termine “couplepause” che ha l’ambizione di identificare un nuovo paradigma diagnostico e terapeutico per affrontare i bisogni di salute sessuale della coppia che invecchia nel suo insieme, piuttosto che trattare separatamente un solo componente, uomo o donna che sia, disconnettendolo dal contesto unico che invece forma insieme al suo partner.
A tale scopo sono stati individuati i criteri basilari per un percorso di accompagnamento alla riscoperta del piacere sessuale, mirato a promuovere consapevolezza e accettazione dei cambiamenti corporei e al tempo stesso a vivacizzare e corroborare la relazione di coppia attraverso il dialogo, la condivisione di nuove esperienze nella quotidianità, e l’attenzione reciproca per la salute sotto la guida del medico di fiducia.

La prospettiva al femminile
Per la donna l’ingresso in menopausa è alquanto rapido e talvolta impone uno sforzo di adattamento che viene vissuto con difficoltà: secchezza vaginale, irritazione, prurito, scarsa lubrificazione e dolore ai rapporti sessuali (dispareunia) sono i disturbi più comunemente riportati che, oltre a provocare disagio, si ripercuotono sulla coppia, accompagnandosi a calo dell’autostima, della libido e dell’interesse per la sessualità, fino a un possibile e concreto rifiuto dell’intimità. Per questa ragione, oltre all’importanza di una modalità di approccio congiunta, come quella proposta dalla couplepause, è fondamentale informare la donna su ciò che avviene in menopausa e stimolarla a segnalare senza alcuna reticenza i sintomi, ansie, sensazioni e timori: il fatto stesso di parlarne, infatti, implica una presa di coscienza e predispone alla ricerca di una soluzione.

Mitigare i disturbi della menopausa per sostenere l’attività sessuale
Tipologia e intensità dei disturbi, preferenze e aspettative individuali: sono questi gli elementi che normalmente il ginecologo raccoglie per fornire a ogni donna un consiglio personalizzato su come affrontare con serenità la menopausa. In molti casi la scelta ricade sull’indicazione di rimedi non ormonali piuttosto che su preparati a base di estrogeni per via locale o sistemica, peraltro controindicati in situazioni di rischio come un tumore pregresso o in corso (al seno o a carico dell’apparato riproduttivo). A tale riguardo un componente dimostratosi efficace nel ridurre prurito, bruciore e secchezza con le possibili manifestazioni associate e correlate (per esempio atrofia vaginale, dispareunia) è l’acido ialuronico, disponibile in formulazioni in ovuli e gel, dotato di azione idratante e riepitelizzante. Si tratta di una sostanza naturale presente nel corpo umano, dunque che ben si integra e armonizza con la fisiologia vaginale, in grado di svolgere un’azione protettiva e idratante, contribuendo a contrastare eventuali fattori o fenomeni infiammatori. Per questa ragione l’acido ialuronico è un prezioso alleato per aiutare la donna a riappropriarsi del proprio benessere intimo, premessa essenziale per ritrovare interesse verso il proprio corpo e vivere pienamente e liberamente la sessualità, con inevitabili risvolti favorevoli anche sul partner e sulla relazione di coppia.

Bibliografia
• Jannini EA, Nappi RE. Couplepause: A New Paradigm in Treating Sexual Dysfunction During Menopause and Andropause. Sex Med Rev. 2018 Jul;6(3):384-395
• Buzzaccarini G, Marin L, Noventa M et al. Hyaluronic acid in vulvar and vaginal administration: evidence from a literature systematic review. Climateric, 2021 Mar 24;1-12. doi: 10.1080/13697137.2021.1898580.
• Chen J, Geng L, Song X et al. Evaluation of the Efficacy and Safety of Hyaluronic Acid Vaginal Gel to Ease Vaginal Dryness: A Multicenter, Randomized, Controlled, Open‐Label, Parallel‐Group, Clinical Trial J Sex Med 2013 Jun;10(6):1575-84. doi: 10.1111/jsm.12125. Epub 2013 Apr 9.


Dott. Giovanni Testa

Responsabile UO. di Ostetricia e Ginecologia

Casa di cura accreditata Città di Aprilia LT

La relazione tra contraccezione e secchezza vaginale

Tra i metodi contraccettivi, quello ormonale è uno tra i più utilizzati, tuttavia, questi farmaci possono causare effetti indesiderati come: calo di desiderio, dell’eccitabilità e del piacere e secchezza vaginale

Sessualità e contraccezione sono da sempre elementi importanti nella relazione di coppia. Un rapporto appagante richiede la possibilità di sentirsi liberi di esternare emozioni e sperimentare desideri e sensazioni.

Tra i metodi contraccettivi, quello ormonale è uno tra i più utilizzati, grazie alla comodità, all’efficacia e alla sicurezza. Agisce inducendo la soppressione dell’ovulazione e impedendo così il concepimento, svincolando in tal modo la sessualità dalla riproduzione.

Tuttavia, questi farmaci possono causare effetti indesiderati, come il calo di desiderio, dell’eccitabilità e del piacere, la secchezza vaginale e il dolore durante i rapporti (dispareunia). Tali disturbi possono essere aggravati da fattori psicologici, interpersonali, culturali e sociali collegati all’assunzione di contracettivi ormonali.

Emerge chiaramente come tutti questi elementi siano collegati fra loro: per esempio la diminuzione del desiderio, così come il dolore durante il rapporto possono essere causati dalla secchezza vaginale. Quest’ultima, insieme alla dispareunia, può a sua volta essere responsabile di una diminuzione dell’interesse verso la sessualità, che non può non coinvolgere, nel tempo, entrambi i partner. Riservatezza o timidezza possono impedire il dialogo su questi temi nella coppia danneggiando così l’intesa sentimentale.

Cosa fare
Uno dei principali problemi da affrontare, a monte di numerosi disagi, è quello della secchezza vaginale. Alcune abitudini virtuose possono rendere più piacevoli i momenti con il proprio partner, aiutando a limitare o superare i potenziali effetti collaterali del contraccettivo, a cominciare dalla diminuita lubrificazione. Innanzitutto, è bene utilizzare sempre un detergente intimo con pH adeguato all’ambiente vaginale e all’età, con proprietà reidratanti: può aiutare a mantenere la salute delle mucose, contrastando la perdita di elasticità e tonicità dei tessuti vaginali. Inoltre, il ginecologo potrà consigliare prodotti a base di acido ialuronico, per esempio in gel od ovuli, in grado di proteggere e mantenere idratata nel tempo la mucosa vaginale, oltre che di favorire il processo di guarigione delle eventuali microlesioni da attrito, responsabili del dolore durante i rapporti. Un importante consiglio, infine, è quello di non semplificare il problema. Il desiderio, soprattutto nella donna, è influenzato da numerosi fattori. Non bisogna dimenticare che, nell’intesa intima, svolgono ruoli cruciali lo stress, l’ansia, la mancanza di autostima o sicurezza in sé, per esempio per la preoccupazione di non essere abbastanza avvenente, o l’avere scrupoli morali. In alcuni casi, l’aspetto socioculturale può avere un peso rilevante. Le opinioni sociali o religiose, un’educazione troppo rigida, e/o la mancanza di preparazione in ambito sessuale possono infatti contribuire alle disfunzioni sessuali. Il dialogo, per appianare eventuali incomprensioni o tensioni, così come per condividere paure, dubbi e frustrazioni, rappresenta un ottimo punto di partenza. È particolarmente importante non farsi prendere dall’ansia: è una pessima consigliera. Al contrario, dedicare ai propri momenti di intimità più attenzioni, maggiore frequenza e soprattutto tempo, può contribuire ad accrescere sia l’intesa che l’eccitazione e quindi a raggiungere una migliore lubrificazione. Infine, per la donna è importante rilassare i muscoli del pavimento pelvico. Tecniche di rilassamento, stretching o yoga possono fornire un ottimo aiuto in tal senso.

Bibliografia
Casey PM et al. Impact of Contraception on Female Sexual Function. J Womens Health (Larchmt). 2017 Mar;26(3):207-213.

Vaginal dryness. NHS. https://www.nhs.uk/conditions/vaginal-dryness/

Contraccezione e sessualità. http://sessuologiaclinicaroma.it/contraccezione-e-sessualita/

Dott. Mario Polichetti

Specialista In Ginecologia

Azienda Ospedaliera Universitaria di Salerno