Secchezza vaginale: un indicatore di salute generale

Studi recenti sottolineano che la secchezza vaginale e i disturbi dell’apparato urogenitale post-menopausa possono essere degli indicatori di salute generale.

Nell’ambito della patologia neoplastica femminile, la mammella e l’utero sono le localizzazioni più Un sintomo caratteristico del post-menopausa è la secchezza vaginale. Questo disturbo può comparire a causa della carenza ormonale che determina la menopausa, rendendo le pareti della vagina più sottili, fragili e meno lubrificate (atrofia vaginale).
Di fatto, la secchezza vaginale può essere uno dei primi segnali di un insieme di cambiamenti che coinvolgono l’apparato urogenitale e, in generale, tutto il corpo della donna. Per questo motivo, studi recenti sottolineano l’importanza di considerare l’ipotesi che i disturbi dell’apparato urogenitale post-menopausa possano essere un potenziale indicatore precoce di una cattiva salute generale, in analogia con le relazioni già evidenziate per i sintomi vasomotori (le cosiddette “vampate”).

La secchezza vaginale può essere un indicatore di salute generale?
Data la chiara associazione tra i sintomi vasomotori – tipici della menopausa – e le conseguenze negative a lungo termine sulla salute femminile, non si può escludere che anche la secchezza vaginale e altri disturbi dell’apparato urogenitale post-menopausa possano rappresentare una spia di una cattiva salute generale. Questa ipotesi viene oggi valutata, mettendo in relazione tale condizione cronica con altri aspetti del benessere delle donne. A tale riguardo, è interessante considerare i dati di uno studio statunitense effettuato su 9.080 donne di età compresa tra 40 e 79 anni, ponendo a confronto persone con e senza sintomi di atrofia vaginale. Ebbene, nel gruppo di donne con atrofia vaginale è stata riscontrata una percentuale significativamente più elevata di diagnosi di angina, osteoporosi, emicrania, insonnia o ansia. A ciò si è aggiunta un’incidenza significativamente più elevata di disturbi dell’apparato urogenitale. In particolare, rispetto alle donne senza problemi di secchezza vaginale, nelle donne con atrofia vaginale erano più frequenti i seguenti disturbi: “infezioni del tratto urinario”, “altri sintomi genitourinari non specificati”, “altre malattie infiammatorie degli organi pelvici femminili”, “disturbi della menopausa”, “dolore genitale femminile e altri sintomi” e “altri disturbi genitali femminili non specificati”. Si può quindi immaginare che la secchezza vaginale rappresenti un segnale di malessere che coinvolge tutto l’organismo. In effetti, la carenza di estrogeni provoca una riduzione dell’idratazione di tutto il corpo (quindi una “secchezza” generalizzata) ed è già noto che sia connessa con l’insorgenza di diverse condizioni patologiche (osteoporosi, ipertensione arteriosa, sovrappeso ecc.) e numerosi disturbi (mal di testa, insonnia, sbalzi di umore ecc.), che possono incidere in modo importante sulla salute generale e sulla qualità di vita della donna.

Spesso manca il dialogo

Il problema della secchezza vaginale e dei sintomi dell’area ginecologica post-menopausa vengono spesso sottovalutati; le donne hanno difficoltà a parlare di questi disturbi con il medico, perché la salute sessuale è un argomento che genera imbarazzo. Inoltre, si ritiene che la condizione sia transitoria e dovuta ai fenomeni naturali dell’invecchiamento.
In un sondaggio, denominato Vaginal Health: Insights, Views & Attitudes (VIVA), il 55% delle donne con disagio vaginale ha riferito che i sintomi erano presenti da oltre 3 anni, ma solo il 4% ha attribuito tali disturbi all’atrofia vaginale.
L’istruzione delle donne, l’adeguata formazione degli operatori sanitari e la disponibilità di di strumenti di comunicazione che facilitino il dialogo sono le potenziali soluzioni per superare le barriere che attualmente impediscono un’adeguata comunicazione paziente-medico sulla salute sessuale della donna.
Dal canto loro, gli operatori sanitari, ponendo domande molto semplici alle loro pazienti, possono facilitare in modo proattivo una conversazione aperta sulla salute sessuale e urogenitale. A ciò si aggiunge ovviamente la valutazione visiva dello stato vaginale, vulvare e pelvico, per diagnosticare correttamente l’atrofia vaginale e altri disturbi dell’apparato urogenitale e per valutare meglio la risposta a un eventuale trattamento.

In conclusione
Ogni donna che presenti una sensazione di secchezza vaginale dovrebbe rivolgersi con fiducia al proprio medico e al ginecologo, per parlare apertamente del proprio problema, senza remore né imbarazzi di sorta. La secchezza vaginale non è infatti solo una questione intima, ma un importante aspetto di salute generale, che deve essere attentamente valutato e adeguatamente curato.

Bibliografia
Nappi RE, Martini E, Cucinella L, et al. Addressing Vulvovaginal Atrophy (VVA)/Genitourinary Syndrome of Menopause (GSM) for Healthy Aging in Women. Front Endocrinol (Lausanne) 2019;10:561.

Dott.ssa Iride Bosi

Medico Chirurgo

Specialista in Ostetricia e ginecologia