la carenza di estrogeni in menopausa innesca una serie di alterazioni dell’apparato urogenitale che determinano la cosiddetta sindrome genito-urinaria.
Come cambia l’apparato urogenitale durante la menopausa
In un certo senso, entrare in menopausa è… come tornare un po’ bambine. In effetti, sappiamo che la menopausa è determinata da una riduzione dell’attività delle ovaie, con una conseguente riduzione della produzione di estrogeni. Gli estrogeni sono degli ormoni che durante la vita fertile sono prodotti prevalentemente a livello ovarico.
La carenza degli estrogeni si traduce in un fatto assai singolare: gli organi dell’apparato urogenitale femminile è come se tornassero alla struttura e alla funzionalità tipica della fase prepuberale.
Di fatto però gli anni sono ormai passati e i tessuti non sono più quelli di una volta, sicché – conseguentemente alle modificazioni anatomiche dell’apparato urogenitale – possono comparire dei disturbi. Le manifestazioni cliniche sono varie e variabili e prendono oggi il nome di sindrome genito-urinaria della menopausa (GSM).
Cos’è la sindrome genito-urinaria della menopausa (GSM)?
La sindrome genito-urinaria della menopausa (GSM) è una definizione introdotta nel 2014 dall’International Society for the Study of Women’s Sexual Health (ISSWSH) e dalla North American Menopause Society (NAMS).
La GSM è una condizione cronica e progressiva che comprende alterazioni che colpiscono l’area genitale (grandi e piccole labbra, clitoride, vagina) ma anche il tratto urinario inferiore.
Perché è importante fare attenzione alla GSM?
Anche se a livello di disturbi ciò che appare più evidente per la donna in menopausa sono i sintomi vasomotori – ossia le vampate di calore –, bisogna considerare che questi fastidi generalmente migliorano col tempo. Invece, i sintomi urinari e vaginali, se non vengono valutati ed eventualmente curati, solitamente tendono a peggiorare.
Sappiamo che oggi la GSM colpisce circa il 50% delle donne di mezza età e anziane, con importanti effetti dannosi sulla propria immagine corporea, sulle relazioni interpersonali, sulla salute sessuale e sulla qualità della vita generale. Le donne devono essere quindi ben consapevoli di questa condizione e parlarne con il proprio ginecologo, perché esistono oggi trattamenti specifici, sicuri e semplici, che possono migliorare molto la propria qualità di vita e prevenire futuri problemi di salute.
Quali sono le modificazioni dell’apparato urogenitale in post-menopausa?
Le modificazioni anatomiche e funzionali più importanti dell’area genitale dopo la menopausa consistono soprattutto in:
- Diradazione dei peli pubici (situazione che può anticipare anche di alcuni anni la menopausa stessa)
- diminuzione del turgore e dell’elasticità della vagina
- assottigliamento della cute e del tessuto sottocutaneo per cui si ha una riduzione delle grandi e delle piccole labbra
- perdita delle pieghe vaginali
- ecchimosi e petecchie del tessuto vaginale
- In più la carenza estrogenica porta ad una riduzione del glicogeno intracellulare vaginale.
Durante la vita fertile il glicogeno viene trasformato in acido lattico dai lattobacilli di Doderlain (comunemente presenti nella flora batterica vaginale). Questa riduzione di acido lattico sposta il pH vaginale da 3-4 a 7-8, predisponendo la vagina ad infezioni vaginali e stati infiammatori. Cessa la protezione favorita dall’acidità delle secrezioni vaginali e le donne possono andare più facilmente incontro a episodi infiammatori. Questa condizione associata all’assottigliamento delle mucose e alla riduzione della lubrificazione può rendere i rapporti sessuali più difficili e, a volte, dolorosi (dispareunia).
Anche a livello urologico compaiono diversi problemi, con sintomi soprattutto a carico del tratto urinario inferiore. I disturbi comprendono:
- urgenza e frequenza delle minzioni
- necessità di urinare di notte (nicturia)
- minzioni dolorose (disuria)
- incontinenza urinaria da stress (perdita involontaria di urina che si manifesta dopo uno sforzo es. tosse o starnuto) o da urgenza (perdita urinaria in seguito alla comparsa di uno stimolo improvviso non procastinabile)
- infezioni ricorrenti del tratto urinario (soprattutto della vescica, ossia cistiti). Tale condizione è dovuta anche ad un aumento del RPM (residuo post minzionale). E’ frequente, infatti, il riscontro nelle donne in menopausa, di un piccolo prolasso della vescica (cistocele), che causa un incompleto svuotamento. Questa condizione, associata alla carenza estrogenica, predispone la paziente ad un aumento delle infezioni vescicali.
C’è qualcosa che si può fare nell’ambito della cura e della prevenzione?
Sono stati identificati molti fattori che possono predisporre o contribuire alla GSM. Tra essi, ve ne sono alcuni che sono modificabili e sui quali è quindi opportuno intervenire, come, per esempio, l’evitare il fumo e l’abuso di alcol e la vita sedentaria. Come già detto, se compaiono sintomo di GSM è comunque opportuno parlarne con il proprio ginecologo.
Va anche considerato che a volte i disturbi dell’apparato urogenitale fin qui descritti possono invece avere altre cause (per esempio, malattie dermatologiche, malattie autoimmunitarie o diabete), richiedendo quindi una diagnosi differenziale.
Inoltre, esistono attualmente molte opzioni di trattamento ormonale e farmacologico, locale e sistemico, trattamento riabilitativo (SEF,esercizi di Kegel) fino al trattamento laser e chirurgico. Il trattamento può essere quindi personalizzato, tenendo conto della gravità dei sintomi, dei potenziali effetti avversi e delle preferenze personali.
Bibliografia
Scavello I, Maseroli E, Di Stasi V, Vignozzi L. Sexual Health in Menopause. Medicina (Kaunas) 2019;55(9):559.
Marlatt KL, Beyl RA, Redman LM. A qualitative assessment of health behaviors and experiences during menopause: a cross-sectional, observational study. Maturitas 2018; 116:36-42.
Dott.ssa Anna Laura Secchi
Dirigente medico, specializzazione in Ginecologia e Ostetricia.
Sede di lavoro Servizio Consultori Familiari di Sassari