Menopausa precoce: perché si verifica e cosa si può fare

La menopausa precoce, cioè la scomparsa delle mestruazioni prima dei 40 anni di età, è in aumento. Ecco chi è a rischio e quali sono i sintomi

La menopausa precoce, cioè la scomparsa permanente delle mestruazioni prima dei 40 anni di età, è in costante aumento, anche per la maggiore aspettativa di vita dopo i trattamenti oncologici. Si verifica perché le ovaie cessano di funzionare, non ovulano e/o non producono ormoni.

Fisiologicamente questo dovrebbe accadere attorno ai 50 anni (in media tra i 45 e i 55 anni), ma nell’1% circa delle donne in età riproduttiva (lo 0,1% al di sotto dei 30 anni) il periodo “fertile” si arresta prima del tempo.

Le cause
Sono numerose le cause che possono portare a una menopausa precoce, tra queste: –Cause genetiche, come anomalie cromosomiche –Cause immunitarie, patologie autoimmuni. L’organismo produce anticorpi anomali che attaccano i tessuti dell’organismo, fra cui le ovaie. –Cause iatrogene, cioè per una terapia medica, come la chemioterapia o la radioterapia –Cause infiammatorie o infettive (virali, per esempio la parotite, o batteriche, come la tubercolosi) che possono danneggiare l’apparato genitale –Cause sistemiche, dovute a condizioni cliniche specifiche, come malattie cronico-degenerative (per esempio malattie metaboliche quali il diabete, o insufficienza renale cronica) –Cause chirurgiche, come l’asportazione delle ovaie e/o dell’utero –Cause idiopatiche, cioè dall’origine non nota –Stili di vita, soprattutto il fumo e l’alcool Nel 30% dei casi si nota una familiarità, anche se ancora molto va compreso sotto questo aspetto.

I sintomi
I sintomi sono numerosi, e diversi a seconda delle persone. Alcune donne sono asintomatiche, a parte l’infertilità, altre invece presentano sintomi analoghi a quelli tipici della menopausa naturale (come vampate di calore, sudorazione notturna, sbalzi di umore). Le mestruazioni possono diventare più leggere o irregolari o si interrompono.

Le donne nelle quali la menopausa compare precocemente possono infatti manifestare ripercussioni più severe a livello sessuale, con maggiore invecchiamento genitale e aumento del rischio di secchezza vaginale, dispareunia (dolore durante il rapporto). La diminuzione degli ormoni sessuali può inoltre portare a una riduzione del desiderio sessuale. Il tutto si traduce in un peggioramento della qualità dei rapporti con il partner, sia fisici sia emotivi, oltre che in una perdita di fiducia in se stesse e di autostima, con un parallelo incremento del livello di ansia.

Si può fare molto
In caso di menopausa precoce, è importante rivolgersi allo specialista, che suggerirà gli stili di vita corretti e imposterà una terapia personalizzata.

Bibliografia

Menopausa precoce. SIGO. https://www.sigo.it/wp-content/uploads/2015/10/06Menop_Menop_precoce_93-101.pdf

Menopausa precoce: dal dolore alla salure. Fondazione Graziottin A. per la cura del dolore nella donna Onlus.

Menopausa precoce. Manuale MSD

Dott.ssa Rosanna Ariviello

Vicepresidente Nazionale AGEO(Associazione Ginecologi Extra Ospedalieri)

La menopausa chirurgica: sintomi e conseguenze

La menopausa chirurgica è la conseguenza dell’intervento di asportazione delle ovaie, organi a forma di mandorla che si trovano ai lati dell’utero, vicino alle tube. Esse costituiscono le gonadi femminili, hanno sia la funzione di produrre ovociti, sia la funzione endocrina di secernere estrogeni, progesterone e androgeni, che regolano il ciclo mestruale.

La menopausa chirurgica è la conseguenza dell’intervento di asportazione delle ovaie.

Queste sono organi a forma di mandorla che si trovano ai lati dell’utero, vicino alle tube. Esse costituiscono le gonadi femminili (gonade, dal greco gone, cioè seme, e aden, cioè ghiandola). Quindi hanno sia la funzione di produrre gli ovociti, sia la funzione endocrina di secernere estrogeni, progesterone e androgeni, ormoni che regolano il ciclo mestruale.

L’asportazione di una o di entrambe può rendersi necessaria per salvaguardare la salute a lungo termine della donna.

Le condizioni cliniche che costringono i chirurghi a prendere tale decisione possono essere diverse, per esempio:
• Endometriosi
• Tumori ovarici
• Gravi infezioni ovariche, quali l’ascesso,
• Torsione ovarica,
• Positività dei geni BRCA1, BRCA2 nella donna come prevenzione di tumori ovarici e mammari.

L’intervento chirurgico di asportazione di entrambe le ovaie causa l’insorgenza di una menopausa indotta da un rapido azzeramento dei livelli ormonali, con conseguenze importanti per la femminilità. Innanzitutto, la perdita della fertilità, quindi la comparsa della sindrome menopausale, la cui repentina intensificazione rende ancora più difficile la transizione.

La brusca sottrazione dal corpo degli ormoni comporta un invecchiamento precoce fisico e psichico rispetto alle donne coetanee, quanto più precoce avviene l’annessiectomia bilaterale, rispetto all’età menopausale media (circa 50 anni). Aumenta il rischio di osteoporosi e di Alzheimer. Compaiono dolori articolari e muscolari, insonnia. Le famigerate vampate di calore sono presenti nel 90% delle donne in menopausa chirurgica, e di solito, entro circa 3 anni in circa il 100% dei casi si accompagnano anche fastidi genitali come l’atrofia vulvo-vaginale e la sindrome genito-urinaria.

Gli estrogeni e il testosterone, inoltre, sono coinvolti in meccanismi che influenzano il tono dell’umore, l’energia vitale e la mente. Chi subisce questi interventi riferisce di provare ansia, tristezza, anche intensa, insonnia, debolezza e perdita di energia vitale, di memoria e lucidità “mentale”. Un disagio psicologico dalle radici fisiche, che viene acuito da una realtà difficile da accettare. L’intervento di asportazione delle ovaie può rendersi necessario in donne di tutte le età, anche molto giovani, non di rado stravolgendo i loro sogni per il futuro.

Si pensi anche solo al fatto che la fertilità cessa immediatamente e in modo permanente. Ma soprattutto non è facile l’accettazione di un corpo che si modifica così rapidamente e anche a livello intimo. Lo stesso desiderio sessuale può subire una forte diminuzione, dovuta sia a una maggiore difficoltà nel raggiungere l’eccitazione, sia a una minore lubrificazione e quindi a crescenti difficoltà nei rapporti, con conseguenze negative anche nella relazione con il partner, il che peggiora il disagio sia fisico che psicologico della donna.

Affrontare l’impatto emotivo di tutto questo è dunque tutt’altro che semplice.
Si tratta di un quadro cupo che non raffigura per nulla i colori vivaci e allegri della vita di una giovane donna. Fortunatamente oggi la medicina può fare moltissimo e, con l’aiuto degli specialisti, sarà possibile recuperare l’equilibrio smarrito, con strategie personalizzate. Il consiglio è quello di non farsi prendere dallo sconforto, ma di chiedere agli operatori sanitari come gestire la nuova situazione al meglio. Superato un primo periodo di assestamento, la vita riprenderà il suo cammino, riflettendo i colori dell’arcobaleno.

Bibliografia

Menopausa precoce. SIGO https://www.sigo.it/wp-content/uploads/2015/10/06Menop_Menop_precoce_93-101.pdf

Menopausa, se è colpa del bisturi https://www.alessandragraziottin.it/it/articoli.php/Menopausa-se-e-colpa-del-bisturi?ART_TYPE=AOGGI&EW_FATHER=2305

Oophorectomy (ovary removal surgery). Mayo Clinic https://www.mayoclinic.org/tests-procedures/oophorectomy/about/pac-20385030

Dott.ssa Anna Cristina Mancini

Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Sessuologia Clinica

Libero professionista

Modena

Atrofia in menopausa: di cosa si tratta e come gestirla

L’atrofia in menopausa è una condizione che comporta diversi disturbi intimi e che purtroppo è sempre più diffusa. Ecco di cosa si tratta e come gestirla.

Una donna su due soffre o verrà colpita da atrofia in menopausa, una condizione che comporta diversi disturbi intimi e che purtroppo è sempre più diffusa, complice l’aumentare della durata della vita. Con l’avanzare dell’età, infatti, la fisiologica diminuzione di estrogeni provoca una progressiva modificazione della struttura del tessuto vaginale e vulvare, che porta a un assottigliamento delle pareti della vagina che diventano più fragili e meno lubrificate.

Riconoscere i campanelli d’allarme è il primo passo per prendere consapevolezza di quanto sta succedendo e, quindi, per poter prendere le contromisure più opportune.

I sintomi
I sintomi che solitamente accompagnano questo disturbo sono: -riduzione della lubrificazione vaginale, -minore elasticità dei tessuti, -irritazione, bruciore, prurito, infiammazione intimi, -dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia). La maggiore sensibilità a microtraumi, con la possibilità anche di lievi perdite ematiche, e l’aumento del pH vaginale, che diventa quindi meno acido, possono inoltre esporre la donna a un rischio più elevato di vaginiti batteriche, micotiche e fastidi di tipo urologico quali le infiammazioni delle vie urinarie comunemente riconosciute con il termine di cistiti. La tipologia e intensità dei disturbi può variare a seconda dell’età, della durata della menopausa, della frequenza dei rapporti sessuali e così via.

Cosa fare?
La menopausa rappresenta un momento di transizione dal forte impatto sulla donna. Dal punto di vista simbolico, rappresenta il delicato passaggio dalla fase fertile a quella matura.

La diminuzione degli estrogeni, inoltre, può provocare sintomi sia di natura fisica (come vampate di calore, sbalzi della pressione arteriosa, osteoporosi, disturbi del sonno), sia di natura psico-affettiva (come irritabilità, affaticamento e ansia). In questo contesto già complesso, i sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale, influenzano negativamente la sfera più intima della vita femminile, con importanti ripercussioni sia sull’autostima sia sulla qualità di vita personale e di coppia, contribuendo a rendere la quotidianità ulteriormente difficoltosa. Una situazione che viene aggravata dal fatto che la paziente spesso provi imbarazzo e preferisca non affrontare il problema, né a casa, né con gli operatori sanitari.

Ma il silenzio e l’attesa non fanno scomparire il disagio, anzi, lo amplificano. L’atrofia è infatti una condizione medica progressiva perché, purtroppo, con il tempo, i tessuti perdono sempre più lubrificazione ed elasticità e di conseguenza anche la capacità di risposta durante l’attività sessuale.

Il consiglio è quello di non chiudersi in sé ma parlarne al partner e, soprattutto, al medico.

Diagnosticare l’atrofia vulvo-vaginale in menopausa è infatti facile, è sufficiente una visita ginecologica, corredata, per esempio dalla determinazione dell’acidità (il pH) dei tessuti.

Oggi poi ci sono soluzioni sempre più mirate per questa condizione medica, lo specialista saprà dare tutte le informazioni del caso. Per esempio, i prodotti a base di acido ialuronico sono molto utili per ripristinare la qualità delle mucose e assicurare un buon livello di idratazione.

Bibliografia

Nappi RE et al. Maturitas 91 (2016) 74–80

https://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/S0378-5122(16)30141-4 Che cos’è l’AVV? La Professoressa Rossella Nappi ci spiega quali sono i sintomi e i possibili trattamenti. Onda – Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere

Dott.ssa Stefania Alfieri

Specializzata in Ginecologia e Ostetricia

Responsabile del centro per la Menopausa

Medipro Sanità

San Lazzaro di Savena (BO)

Acido ialuronico, un alleato prezioso nell’igiene intima

L’elevato potere idratante dell’acido ialuronico permette un’igiene intima ideale, aiutando a ritrovare il sollievo in caso di secchezza intima.

Capita di frequente che la donna presti poca attenzione alla propria igiene intima, ritenendo “distrattamente” che qualsiasi prodotto utilizzato sia adatto alla cura personale. In realtà, l’ambiente vulvovaginale è un sistema complesso, che dipende sia dall’integrità della mucosa, sia dall’ecosistema microbico, i quali vengono condizionati nel corso della vita della donna da meccanismi influenzati principalmente dalla produzione ormonale.

Di tutto questo bisogna tener conto quando si parla di corretta igiene intima, non solo in presenza di sintomi quali bruciore e prurito, bensì nella quotidianità. Infatti, l’abitudine a una corretta igiene intima dovrebbe essere trasmessa fin dall’infanzia, non solo insegnando le modalità di detersione dei genitali, ma anche prevenendo tutti quei comportamenti che facilitano l’insorgenza dei disturbi genitali.

Durante tutto il periodo fertile, dalla pubertà alla menopausa, la produzione ciclica degli ormoni femminili permette la maturazione dei genitali esterni, favorisce la lubrificazione e crea un ambiente vaginale con pH acido in grado di ottimizzare le difese locali. Dopo la menopausa, il calo degli estrogeni determina il venir meno di questo meccanismo di protezione, rendendo l’ambiente particolarmente suscettibile all’insorgenza di disturbi intimi. È in questa fase della vita che la “secchezza intima” è più frequente, essendo il sintomo principale dell’atrofia vaginale, ossia quella condizione in cui la mucosa vulvo-vaginale si assottiglia e indebolisce, e si riduce notevolmente la lubrificazione. Altri sintomi comunemente riferiti sono il bruciore e il prurito intimo, il dolore durante il rapporto sessuale, ma anche sintomi urinari come aumentato stimolo a urinare.

Tuttavia, non è infrequente il manifestarsi di condizioni in cui la lubrificazione vaginale sia insufficiente, ad esempio: durante l’assunzione di pillola estro-progestinica, durante la gravidanza, nei primi mesi dopo il parto o durate l’allattamento, in corso di determinate terapie o di malattie croniche.

È importante non sottovalutare questo problema tutt’altro che raro, che può diminuire la qualità di vita e il comfort di chi ne soffre, trovandosi costretto a convivere con disagi intimi, come bruciore, prurito e rapporti sessuali dolorosi. È consigliabile non trascurare questi sintomi, nemmeno se sono lievi, perché potrebbero peggiorare nel tempo.

La prima domanda da porsi è se l’igiene intima sia corretta e adatta alla situazione. La secchezza vaginale richiede come primo approccio il miglioramento dell’idratazione e della lubrificazione della mucosa. La scelta di prodotti specifici per favorire l’idratazione e studiati per rispettare e proteggere l’area genitale può ridurre il problema. A questo proposito, torna utile l’impiego di sostanze ad alto potere idratante come l’acido ialuronico, che permette un’igiene intima ideale, aiutando a ritrovare il sollievo in caso di fastidi intimi.

L’acido ialuronico e le sue proprietà.
L’acido ialuronico è una molecola dalla struttura complessa, naturalmente presente nel nostro organismo nei tessuti connettivi e in altre parti del corpo. La sua forte azione idratante è dovuta alle sue caratteristiche fisiche in quanto è in grado di legare e trattenere numerose molecole di acqua nella sua struttura: un solo grammo trattiene fino a 3 litri di acqua. La sua concentrazione nei tessuti diminuisce progressivamente con l’avanzare dell’età. Per tale motivo, i tessuti risultano meno elastici e meno idratati. Prodotti specifici che lo contengono sono utili per restituire elasticità e idratazione alla cute e alle mucose, migliorando quindi comfort e qualità di vita. I prodotti a base di acido ialuronico, a contatto con i tessuti, formano un film protettivo stabile, che consente un effetto idratante prolungato nel tempo. Recenti ricerche dimostrano che può esercitare un’ulteriore doppia attività nell’area vaginale: potenzia le difese naturali della mucosa e favorisce i processi di guarigione delle microlesioni. Essendo una sostanza naturale, il suo utilizzo è scevro da effetti collaterali: è biocompatibile, non determina reazioni immunitarie ed è biodegradabile. Le sue capacità idratanti, lubrificanti e filmogene lo rendono un ingrediente ideale nelle preparazioni a uso intimo esterno e interno. L’uso locale di acido ialuronico rappresenta un valido aiuto per il trattamento a breve e lungo termine di disturbi vaginali quali prurito, bruciore, dispareunia e secchezza vaginale dovuta ad alterazioni a carico della mucosa vaginale o a trattamenti fisici quali laser terapia, crioterapia o, ancora, in seguito alla mancanza di estrogeni nelle donne in postmenopausa e perimenopausa. Numerosi studi medici, infatti, dimostrano come i prodotti a base di acido ialuronico siano efficaci quando usati sia come trattamento dell’atrofia vaginale, sia come coadiuvanti in caso di disturbi intimi di altra origine. In conclusione, un idratante naturale come l’acido ialuronico, in una formula detergente destinata all’uso quotidiano su zone soggette a secchezza, può contribuire a donare idratazione e comfort alle parti intime, migliorando la qualità della vita della donna.

Bibliografia

Albani et al. La detersione idratante: efficacia e tollerabilità di nuove formulazioni a base di acido ialuronico 0,2% per l’igiene intima della donna in età fertile e in menopausa. Minerva Ginecologica 2018;70. https://www.minervamedica.it/it/riviste/minerva-ginecologica/articolo.php?cod=R09Y2018N02A0220

Dusio GF et al. Stimulation of TLRs by LMW-HA induces self-defense mechanisms in vaginal epithelium. Immunology and Cell Biology. 2011;89:630–639

Hannah E John and Richard D Price. Perspectives in the selection of hyaluronic acid fillers for facial wrinkles and aging skin. Patient Prefer Adherence. 2009 (3);3:225-30

Chen J et al. Evaluation of the Efficacy and Safety of Hyaluronic Acid Vaginal Gel to Ease Vaginal Dryness: A Multicenter, Randomized, Controlled, Open-Label, Parallel-Group, Clinical Trial. J Sex Med 2013;10:1575–1584

Origoni M et al. Postmenopausal vulvovaginal atrophy (VVA) is positively improved by topical hyaluronic acid application. A prospective, observational study. Eur Rev Med Pharmacol Sci. 2016 Oct;20:4190-4195.

Mayo Clinic Q and A: Managing the symptoms of vaginal atrophy. Jan. 08, 2019. https://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/vaginal-atrophy/symptoms-causes/syc-20352288

Dott.ssa Marotto Maria Francesca

Dirigente Medico Specialista in Ginecologia e Ostetricia presso il Policlinico di Monserrato

Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari

Dott.ssa Manuela Neri

Specializzata in Ginecologia e Ostetricia presso il Policlinico di Monserrato,

Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari

Atrofia vulvo-vaginale (AVV) e qualità di vita della donna

L’atrofia vulvo-vaginale (AVV), insorta con la menopausa, può provocare secchezza vaginale, bruciore e dolore durante i rapporti sessuali.

La salute vulvo-vaginale è una componente essenziale per una vita attiva e in buona salute anche per le donne dopo la menopausa. Tuttavia, la carenza ormonale conseguente alla cessata funzionalità ovarica dopo la menopausa, determina dei cambiamenti significativi sulla anatomia e sulla funzione dei tessuti urogenitali che molto frequentemente possono dare origine a disturbi configurando la cosiddetta sindrome uro-genitale (1) di cui la atrofia vulvo-vaginale (AVV) è una importante componente.

L’AVV consiste essenzialmente in un quadro clinico caratterizzato da sintomi soggettivi tipici e da cambiamenti nell’aspetto della vulva e della vagina.

Da un punto di vista anatomico si osservano un assottigliamento delle pareti della vagina che diventano più fragili, meno elastiche e meno lubrificate e modificazioni in senso atrofico anche a livello della vulva quali pallore delle mucose, restringimento dell’introito vaginale, assottigliamento delle piccole e grandi labbra e del clitoride e presenza di eventuali petecchie o escoriazioni. I sintomi conseguenti all’Atrofia vulvo-vaginale sono soprattutto la sensazione di secchezza vaginale, dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia) prurito e bruciore.

I sintomi possono interferire con la vita sessuale e, in generale, con la qualità di vita anche nelle donne non sessualmente attive.

Diversi studi epidemiologici riportano che i sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale coinvolgono molte donne dopo la menopausa, in media più del 50% (2). Da un punto di vista clinico la diagnosi è semplice, ma rimane per lo più una problematica non adeguatamente riconosciuta e trattata.

In recenti studi sulla popolazione italiana (3-4) la prevalenza di atrofia vaginale era del 79-81% in donne con età media 59 anni, con valori più alti nelle donne di età più avanzata, da sottolineare inoltre che i disturbi della AVV possono essere già presenti nei primi anni dopo la menopausa con una prevalenza del 36,8% in donne di età 40-55 anni i sintomi sulla vita sessuale provocati dall’Atrofia vulvo-vaginale, più frequentemente riportati, includono:

• Basso desiderio sessuale (40–55%)
• Scarsa lubrificazione (25-30%)
• Dolore nei rapporti sessuali (12–45%) (5)

Ma l’AVV si associa frequentemente anche a disturbi quali (6):

• Disagio giornaliero e sensazione di inadeguatezza (26%)
• Riduzione della sensazione di femminilità (68%)
• Riduzione dell’attività sessuale (75%)
• Incomprensioni di coppia (33%)
• Riduzione della qualità della vita (25%) (6)

Lunga vita alle donne e alla loro sessualità
La sessualità femminile è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità non solo come una componente importante della salute delle donne, ma anche come un diritto umano fondamentale. Le curve epidemiologiche ci dicono che In tutto il mondo, le donne vivono più a lungo degli uomini, con un’attesa di vita di oltre 30 anni dopo la menopausa, che compare in genere tra i 48 e i 52 anni. È pertanto logico far sì che questa lunga fase della vita possa essere vissuta pienamente, cercando di prevenire e trattare le problematiche postmenopausali. Da questo punto di vista è importante sottolineare che, mentre alcuni sintomi tipici della menopausa come le vampate di calore in genere tendono a scomparire nel tempo, i sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale (AVV) hanno un andamento cronico evolutivo, perché influenzati anche da fenomeni di invecchiamento, e sono destinati a peggiorare nel tempo se non adeguatamente trattati.

Salute sessuale e genere 
Premesso che le donne hanno una maggiore attesa di vita rispetto agli uomini, va considerato che questo dato può risultare particolarmente favorevole anche sulla vita sessuale. È stato infatti rilevato che le donne perdono meno anni di vita sessualmente attiva a causa di patologie, rispetto agli uomini.

In un’ottica di genere tuttavia il sesso femminile è indubbiamente penalizzato da un punto di vista biologico dalla carenza ormonale postmenopausale, esperienza che non ha controparte nel sesso maschile che vede solo un lento declino della funzione gonadica con l’età.

La qualità della vita sessuale riconosce sicuramente un panorama molto ampio e multidimensionale, nel quale rientrano vari fattori psico-sociali e in particolare la qualità della relazione; è però importante evitare pregiudizi di genere che attribuiscano minor peso agli aspetti biologici della sessualità femminile che potrebbero far trascurare l’attenzione e la cura di specifici quadri clinici come l’AVV.

Eppure, molte donne preferiscono rinunciare…
Questo studio, oltre a riportare dati interessanti sull’andamento della sessualità della donna a ridosso della menopausa, documenta anche come, tra i numerosi e variegati fattori, la secchezza vaginale è il

L’influenza dell’atrofia vulvo-vaginale sulla vita sessuale pone le donne di fronte a un bivio: o porre rimedio al problema e mantenere una vita sessuale oppure sopportare i disturbi e rinunciare ad avere rapporti sessuali soddisfacenti.

La scelta è probabilmente condizionata anche da aspetti culturali. Uno studio (7) riporta infatti che nell’Europa meridionale le donne con AVV smettono di avere rapporti sessuali nel 18% dei casi, la percentuale sale al 22% nell’Europa settentrionale e al 27% nel Regno Unito, fino al 29% nel Nord America (Stati Uniti e Canada)

Perché rinunciare anziché curare?
È ampiamente documentato come la AVV sia ancora oggi una problematica clinica poco “riportata”, sottodiagnosticata e sottotrattata. Le motivazioni possono essere di diverso ordine.

Le donne possono essere reticenti a parlare dei propri sintomi per imbarazzo o perché ritengono   che il disturbo sia non rilevante o avvertito di scarso interesse da parte del    medico; esiste a volte la convinzione che non ci sia un rimedio, o possono essere presenti problemi di salute più rilevanti come nelle pazienti oncologiche che mettono in secondo piano la problematica.

A tutto ciò può aggiungersi il timore di seguire una terapia ormonale, nonostante esistano dati di sicurezza molto rassicuranti ottenuti con la terapia estrogenica locale. D’altra parte è ben dimostrato che i trattamenti di questo tipo sono molto efficaci nella risoluzione dei sintomi dell’Atrofia vulvo-vaginale (con particolare riferimento a quelli che influiscono sulla vita sessuale), sia se assunti per via locale o con una terapia ormonale sistemica. Esistono inoltre diverse strategie non ormonali, anch’esse molto efficaci e sicure, quali trattamenti fisici (laser, radiofrequenza) e lubrificanti e idratanti, che andrebbero sempre comunque associati anche agli altri trattamenti.

La terapia, farmacologica e non, dovrebbe essere prescritta il più precocemente possibile e mantenuta a lungo termine, con rivalutazioni periodiche e adattandola di volta in volta alle esigenze e all’età della donna.

Importante sottolineare che la possibilità di mantenere una buona frequenza di rapporti rientra nella strategia terapeutica della AVV.

La consapevolezza femminile va avanti
Secondo gli ultimi studi, le donne in post-menopausa stanno comunque diventando sempre più consapevoli del fatto che preservare una longevità della propria salute urogenitale e sessuale sia un passo importante nella parità di genere e nella vita sana.

E’ quindi raccomandato che gli stessi medici specialisti dimostrino maggiore interesse e sensibilità alle problematiche della AVV e che siano formati a effettuare una indagine accurata sui sintomi soggetti invitando le pazienti riferirli, eseguire un esame clinico mirato, valutare eventuali problematiche di coppia, chiarire l’andamento cronico e progressivo della AVV e presentarne infine le diverse opzioni terapeutiche.

L’obiettivo finale da perseguire è un’alleanza con la paziente al fine di prevenire le conseguenze a lungo termine, sulla salute generale e sessuale, associate alla carenza di estrogeni.

Bibliografia

  1. The North American Menopause Society (NAMS). The 2020 genitourinary syndrome of menopause position statement of The North American Menopause Society. 2020 Sep;27(9):976-992.
  2. Palma F, Volpe A, Villa P, Cagnacci A; Writing group of AGATA study. Vaginal atrophy of women in postmenopause results from a multicentric observational study: the AGATA study. Maturitas 2016;83:40–4.
  3. Cagnacci A, Xholli A, Sclauzero M, Venier M, Palma F,Gambacciani M; writing group of the ANGEL study. Vaginal atrophy across the menopausal age: results from the ANGEL study. Climacteric 2019;22:85–9
  4. Palacios S, Nappi RE, Bruyniks N, Particco M, Panay N; EVES Study Investigators. The European Vulvovaginal Epidemiological Survey (EVES): prevalence, symptoms and impact of vulvovaginal atrophy of menopause. Climacteric2018;21:286–91
  5. Scavello I, Maseroli E, Di Stasi V, Vignozzi L. Sexual Health in Menopause. Medicina (Kaunas) 2019;55(9):559.
  6. Nappi RE, Palacios S, Bruyniks N, Particco M, Panay N; EVES Study The burden of vulvovaginal atrophy on women’s daily living: implications on quality of life from a face-to-face real-life survey.Menopause 2019;26:485-491.
  7. Nappi RE, Martini E, Cucinella L, et al. Addressing Vulvovaginal Atrophy (VVA)/Genitourinary Syndrome of Menopause (GSM) for Healthy Aging in Women.Front Endocrinol (Lausanne) 2019;10:561.

Prof.ssa Gloria Bonaccorsi

Professore Associato, Università di Ferrara – Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna  , Sezione di Ginecologia e Ostetricia.

Direttrice Centro di Ricerca per lo studio della Menopausa e dell’Osteoporosi

www.unife.it/centri/cmo

La menopausa non è uguale in tutto il mondo

Nel mondo occidentale la menopausa è percepita come uno stato patologico che necessita di trattamento, ma la situazione cambia molto negli altri Paesi del mondo.

La menopausa nel mondo occidentale è un argomento molto medicalizzato e gran parte del linguaggio è dominato da immagini negative come “problemi riproduttivi o insufficienza ovarica”. Ciò implica che la menopausa venga percepita come uno stato patologico che necessita di trattamento, piuttosto che una naturale transizione biologica. Ma la situazione cambia molto nei diversi Paesi del mondo.

Per esempio, in generale nel mondo arabo, la parola corrispondente alla menopausa è “età disperata”, il che implica una visione pessimistica della menopausa. All’opposto, per le donne native americane la transizione menopausale è vissuta come un’esperienza neutra o positiva, e le donne in post-menopausa sono considerate “donne sagge” all’interno delle loro comunità. Analogamente accade nelle donne aborigene australiane, dove le donne anziane meritano un aumento del livello di rispetto.

Anche nel gruppo etnico delle donne indigene del Canada, il passaggio alla menopausa viene percepito come un’esperienza positiva in quanto ha poco effetto sulla loro vita e aumenta piuttosto la loro libertà sociale. Le donne indigene canadesi riportano di fatto una minore segnalazione dei sintomi vasomotori, rispetto alle popolazioni canadesi non-indigene. Questo sembra essere il riflesso di un dato non solo biologico ma anche di cultura e tradizione.

Un’altra situazione estrema è quella delle donne giapponesi, che non hanno un termine equivalente per le nostre “vampate di calore”, il che potrebbe indicare la scarsa importanza che hanno i sintomi della menopausa in queste etnie.

Indipendentemente dall’etnia originaria, il Paese di residenza può comunque influenzare la cultura della donna, relativamente all’esperienza della menopausa. Gran parte della letteratura a tale riguardo si è concentrata sul Giappone, confrontando spesso questo Paese a quelli occidentali.

Questo interesse è stimolato dal fatto che, come già citato, le donne giapponesi risultano meno predisposte ai disturbi della menopausa, presumendo che tali differenze siano dovute a fattori genetici. Tuttavia gli studi di migrazione hanno dimostrato che quando le donne giapponesi si trasferiscono negli USA la loro prevalenza dei disturbi post-menopausali aumenta, raggiungendo un tasso simile alle donne americane caucasiche.

Inoltre, nello stesso Giappone, seppure la prevalenza dei sintomi vasomotori riportati è minore, va rilevato che con l’occidentalizzazione del Paese, viene registrato un progressivo aumento di tali segnalazioni.

Bibliografia
Jones EK, Jurgenson JR, Katzenellenbogen JM, Thompson SC. Menopause and the influence of culture: another gap for Indigenous Australian women? BMC Womens Health 2012;12:43.


Dott.ssa Domenica Linoci 
Medico chirurgo specialista in ostetricia e ginecologia
Specialista in patologie della riproduzione umana

Atrofia vulvo-vaginale: un’epidemia silenziosa

Le donne con atrofia vulvo-vaginale soffrono in silenzio. Secondo uno studio del 2018, solo il 25% delle donne con i sintomi di AVV riceve una terapia adeguata.

La menopausa è un fenomeno che si verifica inevitabilmente nella vita di ogni donna e si definisce come la cessazione definitiva del periodo mestruale, dopo almeno un anno di assenza delle mestruazioni, segnando la fine della vita riproduttiva naturale femminile, come conseguenza della quiescente attività ormono-funzionale delle ovaie.

L’età media della menopausa nei Paesi Europei è compresa tra 46,7 e 50,1 anni. In risposta al calo degli estrogeni ovarici, la produzione di FSH ed LH aumenta e questi sono gli ormoni che vengono dosati per stabilire l’avvento della menopausa.

La menopausa è un periodo della vita delle donne caratterizzato da notevoli cambiamenti in vari distretti corporei. Fanno parte del classico corteo sintomatologico della menopausa le vampate di calore, i sintomi vasomotori (sudorazioni notturne, disturbi del sonno, disturbi dell’umore, senso di affaticamento, tachicardia e insonnia), i dolori articolari e la secchezza vaginale.

Tra i disturbi correlati a tale alterazione, vi è l’atrofia vulvo-vaginale (AVV), una vera e propria “epidemia silenziosa” che colpisce fino al 50-60% delle donne in post-menopausa.

I sintomi dell’AVV si manifestano con secchezza, bruciore, prurito e fastidio vaginale, dolore e bruciore durante la minzione, incontinenza urinaria, cistiti ricorrenti, dispareunia e spotting durante il rapporto sessuale.

Tutte queste manifestazioni peggiorano significativamente la qualità della vita della donna e causano disagio nella sfera sessuale. Con una maggiore aspettativa di vita, l’impatto dell’Atrofia vulvo-vaginale (AVV) sulla salute della donna è un problema sempre più evidente nell’attuale outcome clinico. Tra i disturbi citati, la sindrome genito-urinaria della menopausa è una delle lamentele più frequenti riferite dalle donne: essa descrive un insieme di segni e sintomi legati alla carenza di estrogeni, che comporta cambiamenti nella vulva, nel clitoride, nella vagina, nell’uretra e nella vescica.

A tale riguardo, l’AVV è una componente rilevante di questa condizione generale di involuzione della regione genitale femminile, espressione di danni sul microbiota vaginale.

I danni sul microbiota vaginale
Il microbiota vaginale è un sistema variabile dinamico, rappresentato da una varietà di batteri, la cui attività vitale e il cui equilibrio forniscono l’omeostasi vaginale. L’importanza del microbiota nel mantenimento della salute vaginale non può essere sottovalutata. Il costituente dominante del microbiota vaginale è il lattobacillo. La produzione di acido lattico, a seguito dell’attività vitale di questi batteri, garantisce il mantenimento di un pH basso ottimale del fluido vaginale, protettivo dalle infezioni del tratto urogenitale In condizioni ipo-estrogeniche, quali quelle determinate dalla menopausa, l’epitelio vaginale diventa più sottile, la sua funzione barriera si perde, la plicatura vaginale così come l’elasticità dei tessuti e l’attività secretoria delle ghiandole di Bartolini diminuiscono, il che porta a una maggiore esposizione a traumi della mucosa vaginale e dolore.

Le donne soffrono in silenzio
Lo studio Revive condotto a livello europeo in quattro Paesi, tra cui l’Italia, su un campione di donne di età compresa tra i 45 e i 75 anni, ha messo in evidenza che il 75% delle donne che in post-menopausa presenta i sintomi riferibili all’atrofia vaginale, è sessualmente attiva, ma ha problemi a vivere serenamente la propria sessualità, a causa di disturbi correlati a questa patologia, con conseguente riduzione del desiderio sessuale. Il 69% delle donne intervistate, riferisce che i sintomi dell’AVV hanno un notevole impatto sulla vita intima, così come sulla sensazione di spontaneità sessuale (70%) per via del dolore che viene causato proprio dall’atrofia. È evidente che tutto questo ha un impatto psicologico ed emotivo molto significativo, con conseguente riduzione della qualità di vita delle donne, le quali soffrono in silenzio.

Tuttavia, secondo una ricerca epidemiologica (Naumova et al, 2018), solo il 25% delle donne con i sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale riceve una terapia adeguata. Ciò è probabilmente dovuto alla mancanza di informazione su questo problema nella società e alla ridotta percezione del problema da parte degli specialisti. Inoltre, molte pazienti provano imbarazzo nel riferire i disturbi intimi al medico e a farsi visitare, rendendo così difficile la diagnosi nel 75% dei casi; alcune donne considerano invece i sintomi dell’AVV come manifestazioni del naturale processo di invecchiamento e non cercano aiuto.

I ginecologi sono chiamati all’azione
Una diagnosi tempestiva e una scelta terapeutica adeguata e personalizzata, che controlli i sintomi principali dell’atrofia vulvo-vaginale (AVV), possono consentire il ripristino e il mantenimento della funzione e della salute vaginale.

Ed è in quest’ottica che è di fondamentale importanza l’utilizzo dell’acido ialuronico per via topica, molecola responsabile del mantenimento del corretto livello di idratazione dei tessuti, favorendone la riepitelizzazione e il ripristino delle condizioni vaginali fisiologiche nel mantenere l’ecosistema microbico entro i limiti della normalità, preservando l’elasticità e la resistenza della mucosa vaginale, favorendo i naturali processi riparativi delle microlesioni.

Bibliografia
Naumova I, Castelo-Branco C. Current treatment options for postmenopausal vaginal atrophy. Int J Womens Health 2018;10:387-395.

Verità è Bellezza. La Medicina Estetica in Italia oggi. S.I.M.E. 2019. Salus Internazionale ECM srl, 2019: pg 35-36.


Dottor Giuseppe Cerrota 
Specialista in Ginecologia e Ostetricia
Specializzato in Medicina Estetica
Dottore di Ricerca in Riproduzione,
Sviluppo e Accrescimento dell’Uomo

Come cambia l’apparato urogenitale durante la menopausa

la carenza di estrogeni in menopausa innesca una serie di alterazioni dell’apparato urogenitale che determinano la cosiddetta sindrome genito-urinaria.

Come cambia l’apparato urogenitale durante la menopausa

In un certo senso, entrare in menopausa è… come tornare un po’ bambine. In effetti, sappiamo che la menopausa è determinata da una riduzione dell’attività delle ovaie, con una conseguente riduzione della produzione di estrogeni. Gli estrogeni sono degli ormoni che durante la vita fertile sono prodotti prevalentemente a livello ovarico. 

La carenza degli estrogeni si traduce in un fatto assai singolare: gli organi dell’apparato urogenitale femminile è come se tornassero alla struttura e alla funzionalità tipica della fase prepuberale. 

Di fatto però gli anni sono ormai passati e i tessuti non sono più quelli di una volta, sicché – conseguentemente alle modificazioni anatomiche dell’apparato urogenitale – possono comparire dei disturbi. Le manifestazioni cliniche sono varie e variabili e prendono oggi il nome di sindrome genito-urinaria della menopausa (GSM).

Cos’è la sindrome genito-urinaria della menopausa (GSM)?
La sindrome genito-urinaria della menopausa (GSM) è una definizione introdotta nel 2014 dall’International Society for the Study of Women’s Sexual Health (ISSWSH) e dalla North American Menopause Society (NAMS). La GSM è una condizione cronica e progressiva che comprende alterazioni che colpiscono l’area genitale (grandi e piccole labbra, clitoride, vagina) ma anche il tratto urinario inferiore.

Perché è importante fare attenzione alla GSM?
Anche se a livello di disturbi ciò che appare più evidente per la donna in menopausa sono i sintomi vasomotori – ossia le vampate di calore –, bisogna considerare che questi fastidi generalmente migliorano col tempo. Invece, i sintomi urinari e vaginali, se non vengono valutati ed eventualmente curati, solitamente tendono a peggiorare. 

Sappiamo che oggi la GSM colpisce circa il 50% delle donne di mezza età e anziane, con importanti effetti dannosi sulla propria immagine corporea, sulle relazioni interpersonali, sulla salute sessuale e sulla qualità della vita generale. Le donne devono essere quindi ben consapevoli di questa condizione e parlarne con il proprio ginecologo, perché esistono oggi trattamenti specifici, sicuri e semplici, che possono migliorare molto la propria qualità di vita e prevenire futuri problemi di salute.

Quali sono le modificazioni dell’apparato urogenitale in post-menopausa?
Le modificazioni anatomiche e funzionali più importanti dell’area genitale dopo la menopausa consistono soprattutto in:

  • Diradazione dei peli pubici (situazione che può anticipare anche di alcuni anni la menopausa stessa)
  • diminuzione del turgore e dell’elasticità della vagina
  • assottigliamento della cute e del tessuto sottocutaneo per cui si ha una riduzione delle grandi e delle piccole labbra
  • perdita delle pieghe vaginali
  • ecchimosi e petecchie del tessuto vaginale
  • In più la carenza estrogenica porta ad una riduzione del glicogeno intracellulare vaginale.

Durante la vita fertile il glicogeno viene trasformato in acido lattico dai lattobacilli di Doderlain (comunemente presenti nella flora batterica vaginale). Questa riduzione di acido lattico sposta il pH vaginale da 3-4 a 7-8, predisponendo la vagina ad infezioni vaginali e stati infiammatori. Cessa la protezione favorita dall’acidità delle secrezioni vaginali e le donne possono andare più facilmente incontro a episodi infiammatori. Questa condizione associata all’assottigliamento delle mucose e alla riduzione della lubrificazione può rendere i rapporti sessuali più difficili e, a volte, dolorosi (dispareunia). 

Anche a livello urologico compaiono diversi problemi, con sintomi soprattutto a carico del tratto urinario inferiore. I disturbi comprendono: 

  • urgenza e frequenza delle minzioni
  • necessità di urinare di notte (nicturia)
  • minzioni dolorose (disuria)
  • incontinenza urinaria da stress (perdita involontaria di urina che si manifesta dopo uno sforzo es. tosse o starnuto) o da urgenza (perdita urinaria in seguito alla comparsa di uno stimolo improvviso non procastinabile)
  • infezioni ricorrenti del tratto urinario (soprattutto della vescica, ossia cistiti). Tale condizione è dovuta anche ad un aumento del RPM (residuo post minzionale). E’ frequente, infatti, il riscontro nelle donne in menopausa, di un piccolo prolasso della vescica (cistocele), che causa un incompleto svuotamento. Questa condizione, associata alla carenza estrogenica, predispone la paziente ad un aumento delle infezioni vescicali.

C’è qualcosa che si può fare nell’ambito della cura e della prevenzione?
Sono stati identificati molti fattori che possono predisporre o contribuire alla GSM. Tra essi, ve ne sono alcuni che sono modificabili e sui quali è quindi opportuno intervenire, come, per esempio, l’evitare il fumo e l’abuso di alcol e la vita sedentaria. Come già detto, se compaiono sintomo di GSM è comunque opportuno parlarne con il proprio ginecologo. 

Va anche considerato che a volte i disturbi dell’apparato urogenitale fin qui descritti possono invece avere altre cause (per esempio, malattie dermatologiche, malattie autoimmunitarie o diabete), richiedendo quindi una diagnosi differenziale. 

Inoltre, esistono attualmente molte opzioni di trattamento ormonale e farmacologico, locale e sistemico, trattamento riabilitativo (SEF,esercizi di Kegel) fino al trattamento laser e chirurgico. Il trattamento può essere quindi personalizzato, tenendo conto della gravità dei sintomi, dei potenziali effetti avversi e delle preferenze personali.

Bibliografia
Scavello I, Maseroli E, Di Stasi V, Vignozzi L. Sexual Health in Menopause. Medicina (Kaunas) 2019;55(9):559. 

Marlatt KL, Beyl RA, Redman LM. A qualitative assessment of health behaviors and experiences during menopause: a cross-sectional, observational study. Maturitas 2018; 116:36-42.


Dott.ssa Anna Laura Secchi 
Dirigente medico, specializzazione in Ginecologia e Ostetricia.
Sede di lavoro Servizio Consultori Familiari di Sassari

Lo stile di vita in menopausa

Lo stile di vita in menopausa è di grande importanza per mantenere un buono stato di salute dopo la menopausa, con particolare riferimento ad alimentazione e attività fisica.

Un corretto stile di vita comprende l’insieme di comportamenti utili per il mantenimento di un buono stato di salute. Ciò vale soprattutto in fasi di cambiamento importanti della vita come il passaggio alla menopausa, come evidenziato dalle linee guida dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI).

Mantenimento del normo-peso. Nel periodo di transizione menopausale, molte donne hanno una tendenza al sovrappeso. L’aumento ponderale è un fattore di rischio per numerose malattie, in particolare: ipertensione, diabete e neoplasie, tra cui quella della mammella e dell’endometrio. Il tessuto adiposo ha infatti un’attività endocrina che interagisce con vari tessuti. 

Stop al fumo. L’abitudine al fumo di sigaretta induce un ipo-estrogenismo relativo, con aumento dei livelli di androgeni e distribuzione del tessuto adiposo di tipo centrale. Queste alterazioni possono favorire un inizio precoce della menopausa e una sintomatologia vasomotoria più intensa. Inoltre, il fumo, inibendo l’attività osteoblastica e alterando il microcircolo favorisce l’osteoporosi. Ma il rischio principale del tabagismo è relativo alle malattie cardiovascolari; è stato infatti stimato che abolendo il fumo di sigaretta si può ridurre il rischio di malattia coronarica del 50-65%, fino ad annullarlo dopo 2-3 anni.

Attenzione ad alcol e caffè. Un elevato consumo di alcool costituisce un importante fattore di rischio per epatopatie, ipertensione, ictus e osteoporosi, mentre un consumo modesto disturba il sonno (soprattutto se si beve prima di coricarsi). Il sonno viene anche alterato da un eccessivo uso di bevande contenenti caffeina. Ciò può anche facilitare l’insorgenza di vampate di calore.

Svolgere una regolare attività fisica. L’esercizio fisico migliora il benessere generale corporeo e mentale, determinando un aumento dei livelli sierici di catecolamine e betaendorfine coinvolte nel tono dell’umore e nella regolazione termica e corporea. All’opposto, un’insufficiente attività fisica costituisce un fattore di rischio per molte patologie quali il diabete e le malattie cardiovascolari. Oltre a ridurre questo rischio, un’attività fisica regolare mantiene forza ed elasticità muscolare, e migliora l’equilibrio, prevenendo così il rischio di cadute e di conseguenti fratture ossee.

No stress. Lo stress ha un impatto negativo sulla qualità di vita, specie nella donna in menopausa, e può causare svariati disturbi, oltre che aggravare alcune condizioni patologiche. Per quanto possibile, si può cercare di evitare alcune condizioni di stress, ma si può soprattutto favorire attività (soprattutto esercizio fisico) e atteggiamenti mentali che limitino gli stati di tensione emotiva negativa. 

Pochi grassi saturi. Una corretta alimentazione deve fornire i livelli ideali di tutti gli elementi nutritivi salutari, limitando quelli nocivi quali: proteine animali, zucchero, grassi saturi (colesterolo), sodio e additivi alimentari. In particolare, l’apporto di acidi grassi a catena lunga si correla con un aumento del rischio cardiovascolare mentre una dieta ricca di acidi grassi polinsaturi è in grado di ridurre tale rischio. Gli acidi grassi polinsaturi della serie Omega-3, possono intervenire positivamente anche nella regolazione del turnover osseo. 

Pochi zuccheri semplici. Una dieta ricca di alimenti zuccherati aumenta l’intensità della sintomatologia vasomotoria (le famose vampate!) oltre ad aumentare il rischio di diabete.

Si consiglia l’introito di almeno 35 g/die di pesce o una supplementazione di 3-4 g/die di olio di pesce standardizzato.

Una dieta ricca di frutta e verdura. È inoltre noto che una dieta basata su vegetali e frutta fresca riduce molti sintomi da carenza estrogenica. Il consumo di fibre e di elementi antiossidanti diminuisce l’assorbimento di lipidi e l’apporto di colesterolo esogeno. L’aumentato consumo di fibre si correla a una ridotta assunzione di zuccheri semplici e di apporto calorico, ciò aiuta a contrastare la tendenza a una ridotta tolleranza glucidica che può presentarsi nel periodo peri-menopausale. 

Calcio e vitamina D per le ossa. L’alimentazione deve inoltre assicurare un adeguato apporto di calcio e vitamina D (contro il rischio di osteoporosi). Il calcio può essere assunto con latte e derivati e acque minerali ricche di calcio e povere di sodio. La vitamina D, la cui dose giornaliera raccomandata è di 400-800 UI, può essere ottenuta con uova, fegato, pesce e un’adeguata esposizione solare.

Bibliografia
Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI). Raccomandazioni clinico-pratiche in peri-post-menopausa e terza età. Progetto menopausa Italia. Linee Guida AOGOI 2007. https://www.aogoi.it/media/1152/lg_menopausa.pdf


Dottoressa Franca Cacciari 
Medico Chirurgo
Uroginecologo
Specialista in Ostetricia e ginecologia

È vero che la donna ha 7 vite?

Le 7 vite corrispondono al passaggio dalla fase riproduttiva della vita di una donna allo stato di transizione menopausale alla postmenopausa con modificazioni fisiche e psicologiche

L’ingresso in menopausa spesso comporta un notevole sforzo di adattamento e soprattutto di In effetti, tenendo come riferimento il momento della menopausa, ovvero la completa cessazione del ciclo mestruale, la vita della donna può essere suddivisa in 7 periodi. 5 periodi precedono la menopausa, mentre 2 sono successivi. Queste fasi sono rappresentate nella seguente tabella:

Come si può notare, il periodo riproduttivo (che ha una durata variabile) è suddivisibile in 3 sotto-periodi: precoce, centrale e tardivo. Queste prime “3 vite” rappresentano anche le fasi di una naturale variabilità della regolarità del ciclo mestruale e quindi della fertilità.

Dopo tale periodo, inizia la cosiddetta transizione menopausale ovvero un periodo, anch’esso suddiviso in 2 sotto-periodi (precoce e tardivo), di avvicinamento alla menopausa.

Questa fase può durare dura circa 2-10 anni. Tutto inizia (fase precoce) con un diradarsi della lunghezza dei cicli, che possono avere una lunghezza variabile (oltre 7 giorni superiori alla norma). Segue quindi un periodo (fase tardiva) in cui i cicli iniziano persino a saltare. I riferimenti più indicativi che la menopausa si approssima, sono un numero superiore a 2 di cicli saltati o periodi di assenza di ciclo (amenorrea) superiori a 60 giorni.

L’età della menopausa, lo constatiamo ogni giorno, si espande e contrae in maniera differente tra Paese e Paese, nei diversi Sistemi Sanitari e nel tempo: la nonna di 48 anni dell’inizio secolo, oggi spinge la carrozzina del figlio appena nato ed è donna desiderabile ed ancora affascinante.

I tempi di oggi chiedono di “ricalcolare” i tempi della donna.

Quando finalmente giunge la menopausa, anche qui subentrano 2 fasi, precoce e tardiva. La fase precoce – che dura circa 5 anni – è contrassegnata dalla conferma di assenza di ciclo mestruale per 12 mesi consecutivi e da un periodo di “assestamento”. Segue quindi la fase tardiva in cui si ha la completa “tranquillità” dei cicli e dei movimenti ormonali.

Le “così dette 7 vite” corrispondono quindi al passaggio dalla fase riproduttiva della vita di una donna allo stato di transizione menopausale alla postmenopausa e possono comportare molte modificazioni sia fisiche sia psicologiche.

Il ginecologo attento segue con attenzione tutte queste modificazioni consigliando, suggerendo comportamenti, educando la donna.

Un esempio? Ricordare fin dalla giovane età che il fumo può anticipare anche di due anni la menopausa!

Ecco la scommessa da vincere con la donna: renderla consapevole di quali e quanti benefici che eventuali terapie e modifiche dello stile di vita possano favorire una vita piena e piacevole sempre!


Dott. Orlando Caruso 
Direttore Unità Operativa
Uroginecologo
ASST Franciacorta (BS)