Atrofia vulvo-vaginale: un’epidemia silenziosa

Le donne con atrofia vulvo-vaginale soffrono in silenzio. Secondo uno studio del 2018, solo il 25% delle donne con i sintomi di AVV riceve una terapia adeguata.

La menopausa è un fenomeno che si verifica inevitabilmente nella vita di ogni donna e si definisce come la cessazione definitiva del periodo mestruale, dopo almeno un anno di assenza delle mestruazioni, segnando la fine della vita riproduttiva naturale femminile, come conseguenza della quiescente attività ormono-funzionale delle ovaie.

L’età media della menopausa nei Paesi Europei è compresa tra 46,7 e 50,1 anni. In risposta al calo degli estrogeni ovarici, la produzione di FSH ed LH aumenta e questi sono gli ormoni che vengono dosati per stabilire l’avvento della menopausa.

La menopausa è un periodo della vita delle donne caratterizzato da notevoli cambiamenti in vari distretti corporei. Fanno parte del classico corteo sintomatologico della menopausa le vampate di calore, i sintomi vasomotori (sudorazioni notturne, disturbi del sonno, disturbi dell’umore, senso di affaticamento, tachicardia e insonnia), i dolori articolari e la secchezza vaginale.

Tra i disturbi correlati a tale alterazione, vi è l’atrofia vulvo-vaginale (AVV), una vera e propria “epidemia silenziosa” che colpisce fino al 50-60% delle donne in post-menopausa.

I sintomi dell’AVV si manifestano con secchezza, bruciore, prurito e fastidio vaginale, dolore e bruciore durante la minzione, incontinenza urinaria, cistiti ricorrenti, dispareunia e spotting durante il rapporto sessuale.

Tutte queste manifestazioni peggiorano significativamente la qualità della vita della donna e causano disagio nella sfera sessuale. Con una maggiore aspettativa di vita, l’impatto dell’Atrofia vulvo-vaginale (AVV) sulla salute della donna è un problema sempre più evidente nell’attuale outcome clinico. Tra i disturbi citati, la sindrome genito-urinaria della menopausa è una delle lamentele più frequenti riferite dalle donne: essa descrive un insieme di segni e sintomi legati alla carenza di estrogeni, che comporta cambiamenti nella vulva, nel clitoride, nella vagina, nell’uretra e nella vescica.

A tale riguardo, l’AVV è una componente rilevante di questa condizione generale di involuzione della regione genitale femminile, espressione di danni sul microbiota vaginale.

I danni sul microbiota vaginale
Il microbiota vaginale è un sistema variabile dinamico, rappresentato da una varietà di batteri, la cui attività vitale e il cui equilibrio forniscono l’omeostasi vaginale. L’importanza del microbiota nel mantenimento della salute vaginale non può essere sottovalutata. Il costituente dominante del microbiota vaginale è il lattobacillo. La produzione di acido lattico, a seguito dell’attività vitale di questi batteri, garantisce il mantenimento di un pH basso ottimale del fluido vaginale, protettivo dalle infezioni del tratto urogenitale In condizioni ipo-estrogeniche, quali quelle determinate dalla menopausa, l’epitelio vaginale diventa più sottile, la sua funzione barriera si perde, la plicatura vaginale così come l’elasticità dei tessuti e l’attività secretoria delle ghiandole di Bartolini diminuiscono, il che porta a una maggiore esposizione a traumi della mucosa vaginale e dolore.

Le donne soffrono in silenzio
Lo studio Revive condotto a livello europeo in quattro Paesi, tra cui l’Italia, su un campione di donne di età compresa tra i 45 e i 75 anni, ha messo in evidenza che il 75% delle donne che in post-menopausa presenta i sintomi riferibili all’atrofia vaginale, è sessualmente attiva, ma ha problemi a vivere serenamente la propria sessualità, a causa di disturbi correlati a questa patologia, con conseguente riduzione del desiderio sessuale. Il 69% delle donne intervistate, riferisce che i sintomi dell’AVV hanno un notevole impatto sulla vita intima, così come sulla sensazione di spontaneità sessuale (70%) per via del dolore che viene causato proprio dall’atrofia. È evidente che tutto questo ha un impatto psicologico ed emotivo molto significativo, con conseguente riduzione della qualità di vita delle donne, le quali soffrono in silenzio.

Tuttavia, secondo una ricerca epidemiologica (Naumova et al, 2018), solo il 25% delle donne con i sintomi dell’atrofia vulvo-vaginale riceve una terapia adeguata. Ciò è probabilmente dovuto alla mancanza di informazione su questo problema nella società e alla ridotta percezione del problema da parte degli specialisti. Inoltre, molte pazienti provano imbarazzo nel riferire i disturbi intimi al medico e a farsi visitare, rendendo così difficile la diagnosi nel 75% dei casi; alcune donne considerano invece i sintomi dell’AVV come manifestazioni del naturale processo di invecchiamento e non cercano aiuto.

I ginecologi sono chiamati all’azione
Una diagnosi tempestiva e una scelta terapeutica adeguata e personalizzata, che controlli i sintomi principali dell’atrofia vulvo-vaginale (AVV), possono consentire il ripristino e il mantenimento della funzione e della salute vaginale.

Ed è in quest’ottica che è di fondamentale importanza l’utilizzo dell’acido ialuronico per via topica, molecola responsabile del mantenimento del corretto livello di idratazione dei tessuti, favorendone la riepitelizzazione e il ripristino delle condizioni vaginali fisiologiche nel mantenere l’ecosistema microbico entro i limiti della normalità, preservando l’elasticità e la resistenza della mucosa vaginale, favorendo i naturali processi riparativi delle microlesioni.

Bibliografia
Naumova I, Castelo-Branco C. Current treatment options for postmenopausal vaginal atrophy. Int J Womens Health 2018;10:387-395.

Verità è Bellezza. La Medicina Estetica in Italia oggi. S.I.M.E. 2019. Salus Internazionale ECM srl, 2019: pg 35-36.


Dottor Giuseppe Cerrota 
Specialista in Ginecologia e Ostetricia
Specializzato in Medicina Estetica
Dottore di Ricerca in Riproduzione,
Sviluppo e Accrescimento dell’Uomo