Benessere intimo e attività sessuale nella donna anziana

Se soltanto pochi decenni fa l’interesse per la sessualità femminile era per lo più circoscritto al solo periodo fertile, oggi, con l’aumento della longevità e la maggiore sensibilità nei confronti della qualità di vita, esso si estende anche alle fasce d’età più avanzate per entrambi i sessi. È stato anche introdotto da due esperti italiani il termine “couplepause” che ha l’ambizione di identificare un nuovo paradigma diagnostico e terapeutico per affrontare i bisogni di salute sessuale della coppia che invecchia nel suo insieme, piuttosto che trattare separatamente un solo componente, uomo o donna che sia, disconnettendolo dal contesto unico che invece forma insieme al suo partner.
A tale scopo sono stati individuati i criteri basilari per un percorso di accompagnamento alla riscoperta del piacere sessuale, mirato a promuovere consapevolezza e accettazione dei cambiamenti corporei e al tempo stesso a vivacizzare e corroborare la relazione di coppia attraverso il dialogo, la condivisione di nuove esperienze nella quotidianità, e l’attenzione reciproca per la salute sotto la guida del medico di fiducia.

La prospettiva al femminile
Per la donna l’ingresso in menopausa è alquanto rapido e talvolta impone uno sforzo di adattamento che viene vissuto con difficoltà: secchezza vaginale, irritazione, prurito, scarsa lubrificazione e dolore ai rapporti sessuali (dispareunia) sono i disturbi più comunemente riportati che, oltre a provocare disagio, si ripercuotono sulla coppia, accompagnandosi a calo dell’autostima, della libido e dell’interesse per la sessualità, fino a un possibile e concreto rifiuto dell’intimità. Per questa ragione, oltre all’importanza di una modalità di approccio congiunta, come quella proposta dalla couplepause, è fondamentale informare la donna su ciò che avviene in menopausa e stimolarla a segnalare senza alcuna reticenza i sintomi, ansie, sensazioni e timori: il fatto stesso di parlarne, infatti, implica una presa di coscienza e predispone alla ricerca di una soluzione.

Mitigare i disturbi della menopausa per sostenere l’attività sessuale
Tipologia e intensità dei disturbi, preferenze e aspettative individuali: sono questi gli elementi che normalmente il ginecologo raccoglie per fornire a ogni donna un consiglio personalizzato su come affrontare con serenità la menopausa. In molti casi la scelta ricade sull’indicazione di rimedi non ormonali piuttosto che su preparati a base di estrogeni per via locale o sistemica, peraltro controindicati in situazioni di rischio come un tumore pregresso o in corso (al seno o a carico dell’apparato riproduttivo). A tale riguardo un componente dimostratosi efficace nel ridurre prurito, bruciore e secchezza con le possibili manifestazioni associate e correlate (per esempio atrofia vaginale, dispareunia) è l’acido ialuronico, disponibile in formulazioni in ovuli e gel, dotato di azione idratante e riepitelizzante. Si tratta di una sostanza naturale presente nel corpo umano, dunque che ben si integra e armonizza con la fisiologia vaginale, in grado di svolgere un’azione protettiva e idratante, contribuendo a contrastare eventuali fattori o fenomeni infiammatori. Per questa ragione l’acido ialuronico è un prezioso alleato per aiutare la donna a riappropriarsi del proprio benessere intimo, premessa essenziale per ritrovare interesse verso il proprio corpo e vivere pienamente e liberamente la sessualità, con inevitabili risvolti favorevoli anche sul partner e sulla relazione di coppia.

Bibliografia
• Jannini EA, Nappi RE. Couplepause: A New Paradigm in Treating Sexual Dysfunction During Menopause and Andropause. Sex Med Rev. 2018 Jul;6(3):384-395
• Buzzaccarini G, Marin L, Noventa M et al. Hyaluronic acid in vulvar and vaginal administration: evidence from a literature systematic review. Climateric, 2021 Mar 24;1-12. doi: 10.1080/13697137.2021.1898580.
• Chen J, Geng L, Song X et al. Evaluation of the Efficacy and Safety of Hyaluronic Acid Vaginal Gel to Ease Vaginal Dryness: A Multicenter, Randomized, Controlled, Open‐Label, Parallel‐Group, Clinical Trial J Sex Med 2013 Jun;10(6):1575-84. doi: 10.1111/jsm.12125. Epub 2013 Apr 9.


Dott. Giovanni Testa

Responsabile UO. di Ostetricia e Ginecologia

Casa di cura accreditata Città di Aprilia LT

La sindrome genito-urinaria in menopausa: scopriamo insieme di cosa si tratta e come si può affrontare

Se soltanto pochi decenni fa l’interesse per la sessualità femminile era per lo più circoscritto al solo “Vaginite atrofica”, “atrofia vulvovaginale” e “atrofia urogenitale”. Queste erano le denominazioni più ricorrenti prima che venisse introdotto, nel 2014, il termine di “sindrome genito-urinaria” (GSM), tuttora impiegato per indicare il complesso di disturbi fisici e psico-emotivi che si stima possa interessare con entità variabile circa la metà di tutte le delle donne in menopausa (secondo una casistica addirittura fino al 93%). Ad essere più precisi, sulla base dei dati disponibili e per la ragione che illustreremo a breve, questi sintomi possono riguardare anche il 15% delle donne prima ancora di entrare in menopausa e comprendono: fastidi intimi riferibili a secchezza vaginale, bruciore, prurito, infiammazione e irritazione; talvolta episodi di sanguinamento o perdite maleodoranti; necessità di urinare più spesso, spesso nelle ore notturne, bisogno impellente di urinare o difficoltà a svuotare la vescica, fino all’incontinenza urinaria. A questo corteo di manifestazioni si aggiunge un calo della libido e del piacere nell’intimità, fino all’evitamento dei rapporti sessuali in quanto avvertiti come dolorosi (dispareunia). In definitiva, dai disturbi prettamente fisici che riguardano solo l’apparato genitale, l’attenzione si è ampliata includendo anche le implicazioni sulla sfera sessuale e psicoemotiva, tra cui il frequente senso di “perdita” della femminilità così come il calo dell’autostima, gli sbalzi di umore, i disturbi del sonno e un’alterata percezione di sé.

Le cause
Il brusco calo degli estrogeni, associato all’interruzione della funzione ovarica e conseguentemente alla scomparsa del flusso mestruale, è il principale fattore responsabile della GSM poiché determina assottigliamento, perdita di elasticità e ridotta o assente lubrificazione dei tessuti vaginali, che si ripercuotono tutti sulla qualità della vita intima. Non sono rari i casi in cui la donna, soprattutto per imbarazzo, non voglia parlarne con il partner né tantomeno con il ginecologo, nell’erronea convinzione che si tratti di una fase naturale del ciclo vitale femminile e come tale, quindi, da accettare passivamente. Se da un lato questa tappa è inevitabile, dall’altro è possibile cercare di contrastare in maniera efficace i sintomi della GSM. La donna non deve sottacere le proprie preoccupazioni mentre è auspicabile che il ginecologo cerchi di aiutarla instaurando un dialogo aperto ed empatico. È fondamentale infatti comprendere la tipologia e l’intensità dei sintomi per intraprendere un approccio personalizzato, che tenga conto non soltanto delle condizioni cliniche, ma anche delle esigenze e delle preferenze della propria paziente.

L’approccio ragionato e personalizzato
C’è una soluzione ottimale per ogni donna, ma il presupposto essenziale è identificare precocemente la GSM in modo da intervenire con altrettanta tempestività. Le opzioni per il trattamento della GSM fanno capo a tre macrocategorie: le terapie ormonali, di norma prescritte nelle forme ingravescenti ed in assenza di controindicazioni (per esempio tumore del seno); terapie non ormonali, ad uso locale (topico) e/o sistemico che includono acido ialuronico, probiotici, fitoestrogeni, complessi vitaminici, lubrificanti e idratanti; ed infine terapie fisiche che comprendono la radiofrequenza e laser. Lubrificanti e idratanti sono tra le strategie maggiormente apprezzate dalle donne, soprattutto in caso di forme lievi-moderate di GSM o di controindicazione o rifiuto all’impiego di terapie ormonali. I lubrificanti, principalmente gel a base di acqua, silicone o oli vegetali/minerali, vanno impiegati prima dei rapporti sessuali in quanto agiscono in maniera rapida ma di breve durata sulla secchezza e sul dolore percepito al momento dei rapporti intimi. Gli idratanti sono invece caratterizzati da un effetto più duraturo sulla mucosa vaginale. La raccomandazione, qualunque sia l’opzione scelta, resta quella di utilizzare preparati affidabili, sicuri e testati in ambito clinico, accertandosi che non contengano eccipienti e ingredienti aggiuntivi che potrebbero causare irritazione locale. In questo contesto è bene ricordare che l’acido ialuronico è un componente di primaria importanza e può essere impiegato anche in associazione ad altri preparati, come per esempio estrogeni per via topica o sistemica. Va da sé che il ginecologo, anche in questo caso, resta il consigliere più autorevole e prezioso in quanto conosce non soltanto la storia clinica ma anche personalità, abitudini, predilezioni e aspettative di ciascuna delle proprie assistite.

Bibliografia
• Kyveli A, Themos G, Diakosavvas M et al. The genitourinary syndrome of menopause: an overview of the recent data. Cureus, 2020; 12:e7586
• Nappi RE, Martini E, Cucinella L et al. Addressing vulvovaginal atrophy (VVA)/Genitourinary syndrome of menopause (GSM) for healthy aging in women. Frontiers in Endocrinology. 2019; 10:561

Dott. Pietro Mario Lalli

Direttore UOC PO Barletta

Reparto di Ginecologia e Ostetricia

ASL BT – P. O. Barletta

Conoscere e affrontare i disturbi indotti dalla radioterapia

Nell’ambito della patologia neoplastica femminile, la mammella e l’utero sono le localizzazioni più comuni, rispettivamente al primo e al terzo posto in ordine di frequenza. Tra le strategie di trattamento, che devono essere naturalmente valutate e pianificate in relazione alla natura e all’estensione del tumore, la radioterapia viene spesso impiegata sia con intento curativo o radicale, cioè mirato a eliminare le cellule neoplastiche, sia prima (neoadiuvante), durante (intraoperatoria) o dopo (adiuvante) un intervento chirurgico. Malgrado la non invasività, però, la radioterapia può comportare effetti indesiderati e disagi tali da influenzare la qualità di vita, la quotidianità e il benessere intimo della donna. Per questa ragione oggi è quanto mai raccomandato un approccio multidisciplinare e integrato: oltre all’individuazione della terapia più adeguata, valutata da un’équipe di esperti (radioterapista, oncologo, chirurgo), viene dedicata particolare attenzione al supporto psicologico e alla promozione di abitudini corrette, che possono contribuire ad alleviare l’impatto della terapia.

Le implicazioni della radioterapia
Le radiazioni, com’è noto, provocano danni irreversibili al patrimonio genetico delle cellule cancerose, impedendone la moltiplicazione e determinandone la morte. Questo effetto, però, nonostante la maggiore precisione delle strumentazioni attuali, intacca anche i tessuti sani vicini al tumore. A seconda delle caratteristiche di quest’ultimo (sede, dimensioni, conformazione) e della diversa sensibilità della singola donna, gli effetti collaterali possono risultare perciò di entità differente, come pure tendere a manifestarsi precocemente (durante il ciclo di radioterapia o poco dopo) o tardivamente (a distanza di mesi o anni). In generale gli effetti acuti possono essere sistemici, e cioè interessare l’intero organismo (per esempio stanchezza, malessere) oppure localizzati all’area irradiata (diarrea, crampi e gonfiore addominale, fastidio e bruciore alla minzione, irritazione cutanea o alle mucose genitali). Gli effetti tardivi portano spesso a cambiamenti più persistenti delle abitudini intestinali e/o urinarie e a ripercussioni sui rapporti sessuali a causa di secchezza e riduzione dell’elasticità dei tessuti vaginali.

Consigli partici per tutti i giorni

Gli effetti collaterali della radioterapia sono spesso limitati e si risolvono nell’arco di giorni o settimane dopo il completamento del ciclo di trattamento. L’adozione di qualche accorgimento pratico può in ogni caso tornare utile:
• I disturbi urinari: possono essere alleviati bevendo molta acqua, almeno 1,5-2 litri al giorno. È opportuno invece evitare il consumo di caffè, succhi di frutta contenenti acidi e zuccheri che possono avere un effetto irritante sulla vescica aumentando bruciori e lo stato infiammatorio. È sempre opportuno parlarne con il medico di riferimento che, se necessario, potrà prescrivere dei farmaci mirati e analisi periodiche delle urine per escludere possibili infezioni in atto.
• Le alterazioni dell’alvo: per favorire la motilità intestinale, è importante seguire una dieta povera di grassi saturi e con adeguato apporto di acqua e fibre, cercar di mantenere abitudini regolari (orario dei pasti e delle evacuazioni), praticare attività motoria e, se necessario, ricorrere a supposte o clisteri di glicerina o altri farmaci indicati dal radioterapista oncologo.
• Impatto sui rapporti sessuali: la radioterapia induce spesso alterazioni e disturbi assimilabili a quelli tipici dell’età menopausale o, qualora già presenti, ne favorisce il peggioramento. A prescindere da eventuali terapie farmacologiche specifiche che il ginecologo ritenga opportune, va ricordata l’importanza del ricorso a idratanti vaginali: l’acido ialuronico è un componente in tal senso molto apprezzato per contrastare la secchezza e i disturbi ad essa associati.
• Cura della pelle: soprattutto nell’area trattata è opportuno detergere la pelle con acqua tiepida e sapone neutro ed evitare l’esposizione al sole, valutando preventivamente con il radioterapista l’opportunità di impiego di eventuali preparati.

L’uso di terapie mirate, locali e sistemiche, un approccio multidisciplinare e la modificazione delle abitudini, possono contribuire a mitigare gli effetti indesiderati della radioterapia e a migliorare la qualità di vita.

Bibliografia
• Sessualità e cancro. Associazione Italiana Malati di cancro (AIMaC)
• Li Y, D’Addario J, Tymon-Rosario J et al. Benefits of a Multidisciplinary Women’s Sexual Health Clinic in the Management of Sexual and Menopausal Symptoms After Pelvic Radiotherapy. Am J Clin Oncol. 2021 Apr 1;44(4):143-149

Dott.ssa Rossella Ledda

Medico Chirurgo

Specialista in Ginecologia e Ostetricia

Medico abilitato D.E.U.

Formazione specifica in Medicina Generale

Stress e percezione della menopausa: quale relazione?

Nelle donne è diffusa l’opinione, anzi la convinzione, che eventi stressanti, di natura fisica e/o psico-emotiva, possano aumentare la gravità e la frequenza dei disturbi associati alla menopausa. Alcune, però, ritengono che poter contare su una rete di supporti socio-relazionali, familiari o esterni sia un presupposto fondamentale per poter affrontare meglio questo periodo della vita. Alcuni ricercatori hanno voluto approfondire questa tematica e verificare se lo stress, le tensioni o la quotidianità possano davvero influenzare le problematiche comuni a gran parte delle donne in peri o post menopausa.

La menopausa e lo stress
La relazione tra menopausa e stress è evidente, almeno quando si associa al concetto dei molteplici cambiamenti che l’organismo subisce in funzione del calo della produzione ormonale e della comparsa di numerosi disturbi. Lo confermano oltre 2700 donne, d’età compresa tra 42 e 57 anni di cui il 76% circa impegnata in una relazione stabile, che hanno partecipato allo Study of Women’s Health Across the Nation, una ricerca americana che si era prefissata di indagare in senso quali-quantitativo i sintomi menopausali nella quotidianità delle donne di diverse etnie, e di individuare possibili rimedi per alleviarli. Il dato emerso conferma che i disagi più comuni (lamentati da almeno il 70% delle partecipanti) sono le vampate, le sudorazioni notturne o i sudori freddi, tutti sintomi di natura vasomotoria. A questi eventi fisici si possono poi sommare eventuali stress psico-emotivi, primo tra tutti il sentirsi “meno donna” con la fine del periodo fertile, ma anche eventi personali e/o familiari come la perdita di un affetto importante o il cambiamento del proprio assetto familiare (per esempio l’uscita da casa di un figlio, l’abbandono del partner, il divorzio) e professionale. Va tuttavia rilevato che la percezione dei vari disturbi – e di conseguenza il loro impatto sulla qualità di vita – è quanto mai variabile tra una donna e l’altra e lo stress condiziona tale percezione in maniera assai rilevante. Ma ad acuire i sintomi della menopausa è davvero lo stress o piuttosto la capacità individuale di accettare e/o superare i normali problemi e ostacoli della quotidianità? Secondo i ricercatori sarebbe proprio la capacità e la disposizione con cui la singola donna affronta un evento stressante a condizionare l’intensità e la frequenza con cui essa “vive” la menopausa e i disturbi correlati. Di fronte allo stesso stimolo stressante, infatti, lo studio ha dimostrato che le donne tendenzialmente orientate a un atteggiamento positivo avevano una percezione del 7% inferiore dei propri sintomi rispetto alle donne meno positive, nelle quali l’impatto dei sintomi era risultato di un quinto più elevato.

Il ruolo ‘tampone’ del supporto sociale
Secondo numerosi studi un adeguato supporto sociale, e in particolare la possibilità per una donna di avere un sostegno psicologico (per esempio di confidarsi con una persona di fiducia), contribuisce a ridurre la frequenza e l’entità dei sintomi menopausali con un’efficacia assimilabile a quella ottenuta in altri ambiti, quali tumori, demenza e malattie cardiovascolari. Questa ricerca sembra invece ‘contraddire’ questo modello, negando che il supporto psico-sociale possa ridurre la percezione dei disturbi, in particolare dei sintomi vasomotori della menopausa. Ovviamente la questione rimane aperta anche perché è ben noto che gli studi scientifici possono essere limitati da numerosi fattori, a partire dalla selezione del campione sul quale condurre l’indagine. Al di là, comunque, delle discussioni tuttora aperte il consiglio che si può dare è di vivere al meglio la menopausa, come un naturale evento nella vita di ogni donna, assumendo un atteggiamento improntato alla positività e al dinamismo: per esempio individuando nuovi hobby oppure dedicando regolarmente del tempo alle relazioni sociali, a impegni piacevoli come la lettura, a momenti di svago e all’attività fisica, senza perdere naturalmente di vista la cura del proprio corpo e della salute intima.

Bibliografia
Arnot M, Emmott EH, Mace R. The relationship between social support, stressful events, and menopause symptom. PLoS ONE 16(1): e0245444.

Dott.ssa Daniela Vitolo

Dirigente medico in ginecologia e ostetricia

Ospedale Versilia