La sindrome genito-urinaria in menopausa: scopriamo insieme di cosa si tratta e come si può affrontare

Se soltanto pochi decenni fa l’interesse per la sessualità femminile era per lo più circoscritto al solo “Vaginite atrofica”, “atrofia vulvovaginale” e “atrofia urogenitale”. Queste erano le denominazioni più ricorrenti prima che venisse introdotto, nel 2014, il termine di “sindrome genito-urinaria” (GSM), tuttora impiegato per indicare il complesso di disturbi fisici e psico-emotivi che si stima possa interessare con entità variabile circa la metà di tutte le delle donne in menopausa (secondo una casistica addirittura fino al 93%). Ad essere più precisi, sulla base dei dati disponibili e per la ragione che illustreremo a breve, questi sintomi possono riguardare anche il 15% delle donne prima ancora di entrare in menopausa e comprendono: fastidi intimi riferibili a secchezza vaginale, bruciore, prurito, infiammazione e irritazione; talvolta episodi di sanguinamento o perdite maleodoranti; necessità di urinare più spesso, spesso nelle ore notturne, bisogno impellente di urinare o difficoltà a svuotare la vescica, fino all’incontinenza urinaria. A questo corteo di manifestazioni si aggiunge un calo della libido e del piacere nell’intimità, fino all’evitamento dei rapporti sessuali in quanto avvertiti come dolorosi (dispareunia). In definitiva, dai disturbi prettamente fisici che riguardano solo l’apparato genitale, l’attenzione si è ampliata includendo anche le implicazioni sulla sfera sessuale e psicoemotiva, tra cui il frequente senso di “perdita” della femminilità così come il calo dell’autostima, gli sbalzi di umore, i disturbi del sonno e un’alterata percezione di sé.

Le cause
Il brusco calo degli estrogeni, associato all’interruzione della funzione ovarica e conseguentemente alla scomparsa del flusso mestruale, è il principale fattore responsabile della GSM poiché determina assottigliamento, perdita di elasticità e ridotta o assente lubrificazione dei tessuti vaginali, che si ripercuotono tutti sulla qualità della vita intima. Non sono rari i casi in cui la donna, soprattutto per imbarazzo, non voglia parlarne con il partner né tantomeno con il ginecologo, nell’erronea convinzione che si tratti di una fase naturale del ciclo vitale femminile e come tale, quindi, da accettare passivamente. Se da un lato questa tappa è inevitabile, dall’altro è possibile cercare di contrastare in maniera efficace i sintomi della GSM. La donna non deve sottacere le proprie preoccupazioni mentre è auspicabile che il ginecologo cerchi di aiutarla instaurando un dialogo aperto ed empatico. È fondamentale infatti comprendere la tipologia e l’intensità dei sintomi per intraprendere un approccio personalizzato, che tenga conto non soltanto delle condizioni cliniche, ma anche delle esigenze e delle preferenze della propria paziente.

L’approccio ragionato e personalizzato
C’è una soluzione ottimale per ogni donna, ma il presupposto essenziale è identificare precocemente la GSM in modo da intervenire con altrettanta tempestività. Le opzioni per il trattamento della GSM fanno capo a tre macrocategorie: le terapie ormonali, di norma prescritte nelle forme ingravescenti ed in assenza di controindicazioni (per esempio tumore del seno); terapie non ormonali, ad uso locale (topico) e/o sistemico che includono acido ialuronico, probiotici, fitoestrogeni, complessi vitaminici, lubrificanti e idratanti; ed infine terapie fisiche che comprendono la radiofrequenza e laser. Lubrificanti e idratanti sono tra le strategie maggiormente apprezzate dalle donne, soprattutto in caso di forme lievi-moderate di GSM o di controindicazione o rifiuto all’impiego di terapie ormonali. I lubrificanti, principalmente gel a base di acqua, silicone o oli vegetali/minerali, vanno impiegati prima dei rapporti sessuali in quanto agiscono in maniera rapida ma di breve durata sulla secchezza e sul dolore percepito al momento dei rapporti intimi. Gli idratanti sono invece caratterizzati da un effetto più duraturo sulla mucosa vaginale. La raccomandazione, qualunque sia l’opzione scelta, resta quella di utilizzare preparati affidabili, sicuri e testati in ambito clinico, accertandosi che non contengano eccipienti e ingredienti aggiuntivi che potrebbero causare irritazione locale. In questo contesto è bene ricordare che l’acido ialuronico è un componente di primaria importanza e può essere impiegato anche in associazione ad altri preparati, come per esempio estrogeni per via topica o sistemica. Va da sé che il ginecologo, anche in questo caso, resta il consigliere più autorevole e prezioso in quanto conosce non soltanto la storia clinica ma anche personalità, abitudini, predilezioni e aspettative di ciascuna delle proprie assistite.

Bibliografia
• Kyveli A, Themos G, Diakosavvas M et al. The genitourinary syndrome of menopause: an overview of the recent data. Cureus, 2020; 12:e7586
• Nappi RE, Martini E, Cucinella L et al. Addressing vulvovaginal atrophy (VVA)/Genitourinary syndrome of menopause (GSM) for healthy aging in women. Frontiers in Endocrinology. 2019; 10:561

Dott. Pietro Mario Lalli

Direttore UOC PO Barletta

Reparto di Ginecologia e Ostetricia

ASL BT – P. O. Barletta